Salute: approccio medicina di genere fondamentale nella programmazione
21 maggio 2016
La medicina di genere è un tema che richiama compiutamente il principio caposaldo su cui ruota la riforma sanitaria regionale, ovvero l'attenzione alla persona e alle sue specificità.
Lo ha sottolineato l'assessore regionale alla salute e Protezione sociale Maria Sandra Telesca introducendo l'incontro formativo "La medicina di genere, evidenze e buone pratiche", organizzato dalla Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna in collaborazione con La Direzione centrale Salute nella sede dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine.
La medicina di genere è un - piuttosto recente - approccio trasversale della medicina che studia l'influenza del sesso, inteso nella sua accezione biologica, e del genere, nella sua componente sociologica, sullo sviluppo e l'impatto delle malattie e sulla risposta alle terapie, e si prefigge l'obiettivo di giungere a diagnosi e decisioni terapeutiche basate sull'evidenza sia nell'uomo che nella donna.
E' oramai risaputo, grazie proprio agli studi della medicina di genere, che le più frequenti patologie non sempre si manifestano o rispondono alle terapie e ai farmaci nello stesso modo negli uomini e nelle donne.
Nell'ambito del Piano della prevenzione la Regione ha già tenuto conto di molte prospettive avanzate suggerite dall'approccio della medicina di genere, ha spiegato Telesca, aggiungendo che molto invece occorrerà fare in futuro sul piano clinico.
Anche in ragione del fatto che, per esempio, la maggiore longevità delle donne, ormai dato acclarato nell'attuale società, non sempre corrisponde a un effettivo benessere: spesso infatti patologie e disabilità gravi e invalidanti colpiscono la popolazione femminile in ritardo ma con impatti più gravi.
Ecco perché è necessario che "il genere" sia tenuto presente nelle politiche e nella programmazione sanitaria quale competenza indispensabile per garantire due principi cardine della riforma sanitaria: l'equità all'accesso delle cure e l'appropriatezza della prevenzione, della diagnosi e delle cure.
In questo approccio, la medicina di genere indica che la differenza di genere biologicamente genera diverse risposte e esigenze e deve indirizzare a un cambiamento culturale tutti: le istituzioni nella loro programmazione socio sanitaria, i medici attraverso una formazione adeguata e il mondo della ricerca con la raccolta di casistiche ad hoc.
All'incontro, dedicato alla memoria di Paola Schiratti, sono intervenuti, tra gli altri, Giovannella Baggio, presidente del Centro studi nazionale su Salute e medicina di genere di Padova, Maria Angela Bertoni, direttore del Centro di salute mentale di Udine sud, Giuliana Decorti del Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Udine, Amato de Monte, direttore del Dipartimento di Anestesia e Daniela Miani, dirigente del Dipartimento Cardiotoracico a Udine, Giuliana Gentile in rappresentanza dell'Ordine dei medici, e numerose infermiere libere professioniste e medici di medicina generale. ARC/EP
Aggiornata il 23 maggio 2016