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Periferie, sanità pubblica e urbanistica

www.quotidianosanita.it

26 marzo 2024

 

Le città possono essere un determinante positivo di salute, ma anche comportare problemi sanitari di forte impatto, causati dall’inquinamento atmosferico e acustico, dagli incidenti stradali, dall’adozione di stili di vita non sani e dalla diffusione di agenti infettivi in condizioni di sovraffollamento.

 

L’importanza del coinvolgimento dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL italiane nella pianificazione urbanistica è stato uno degli argomenti venuti fuori nell’ultima audizione della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, durante la quale hanno partecipato, oltre ai commissari dell’importante organismo parlamentare, i consulenti della stessa Commissione.

“Rigenerare la periferie - ha detto, tra l’altro il Presidente della Commissione Alessandro Battilocchio - comprende il coinvolgimento di numerosi professionisti, i cui obiettivi mirano innanzitutto al miglioramento della salute delle persone che vivono in quelle aree, promuovendo la partecipazione dei cittadini alla vita economica e sociale della comunità.”

Non a caso l'Accordo Stato-Regioni del 22 settembre 2021 ha approvato il Documento di indirizzo per la pianificazione urbana in un’ottica di Salute Pubblica - Urban Health, eleborato dal Ministero della Salute, i cui contenuti dovranno essere resi operativi proprio dagli interventi di sanità pubblica erogati dai Dipartimenti di Prevenzione.

 


Si tenga conto, altresì, che nel Decreto sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del 18 marzo 2017 emerge un nuovo ed interessante filone di collaborazione tra Aziende Sanitarie Locali e Comuni in materia di redazione dei nuovi Piani Urbanistici Comunali nella sezione “Tutela della salute e sicurezza degli ambienti aperti e confinati.”

Nel PNP 2020-2025, infine, per garantire a tutti i cittadini un futuro all’insegna di uno sviluppo in salute e più sostenibile, vengono affrontati tutti i determinanti socio-culturali, ambientali, relazionali ed emotivi che influenzano la salute, attraverso una programmazione multistakeholder, condivisa e partecipata, con il coinvolgimento attivo delle comunità nei processi decisionali. Ciò è in linea con l’approccio One Health che, riconoscendo che la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi sono interconnesse, promuove l'applicazione di un approccio multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i rischi potenziali o già esistenti che hanno origine dall’interfaccia tra ambiente-animali-ecosistemi umani.

Ecco perché per promuovere il superamento delle criticità tecnico-scientifiche e di governance a livello nazionale e regionale, per la promozione della salute, la prevenzione, la valutazione e gestione dei rischi derivanti da fattori ambientali, antropici e naturali, il PNP 2020-2025 propone una precisa strategia.

Seguendo l’approccio One health, di mettere in atto indirizzi e azioni adottate con la Dichiarazione di Ostrava coniugati con gli obiettivi dell’Agenda 2030, prevede le seguenti linee operative: 1. Promuovere interventi di advocacy nelle politiche di altri settori (ambiente, trasporti, edilizia, urbanistica, agricoltura, energia, istruzione); 2. Promuovere e rafforzare strumenti per facilitare l’integrazione e la sinergia tra i servizi di prevenzione del SSN e le agenzie del SNPA; 3. Adottare interventi per la prevenzione e riduzione delle esposizioni ambientali (indoor e outdoor) e antropiche dannose per la salute.

Nell’atto di indirizzo del Ministero della Salute si precisa, tra l’altro,: “L’urbanizzazione, la diffusione di stili di vita non salutari e l’invecchiamento della popolazione possono interagire con i determinanti sociali, culturali ed economici di salute in grado di determinare alterazioni metaboliche e biologiche che predispongono a patologie croniche.

Come visto, infatti, le città possono essere un determinante positivo di salute, ma anche comportare problemi sanitari di forte impatto, causati dall’inquinamento atmosferico e acustico, dagli incidenti stradali, dall’adozione di stili di vita non sani e dalla diffusione di agenti infettivi in condizioni di sovraffollamento. I fenomeni del crescente inurbamento e della conseguente urbanizzazione sono collegati soprattutto alla crescita drammatica delle Malattie Croniche Non Trasmissibili (MCNT), come cardiopatie, diabete, broncopneumopatie e tumori, un fenomeno che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente definito “la nuova epidemia urbana”.

Alla base delle principali MCNT ci sono fattori di rischio comuni e modificabili, come alimentazione scorretta, consumo di tabacco, abuso di alcol, mancanza di attività fisica. Queste “cause” possono generare quelli che vengono definiti “fattori di rischio intermedi”, ovvero: ipertensione, glicemia elevata, ipercolesterolemia e obesità. Le MCNT sono legate, tuttavia, anche a determinanti impliciti, spesso definiti come “cause delle cause”: la globalizzazione, l’urbanizzazione, le politiche ambientali, l’invecchiamento progressivo della popolazione e la povertà.

È ampiamente riconosciuto che i comportamenti individuali e gli stili di vita sono fortemente influenzati dalla comunità di appartenenza, dalla condizione sociale ma anche dalla fisicità della città in cui si vive e dipendono anche da dove si abita. I luoghi della città non sono tutti “democratici”, non tutti hanno le stesse possibilità di accesso ai servizi educativi, sanitari, agli spazi aggregativi, ai trasporti pubblici, agli spazi verdi e ai parchi, aree importanti per poter fare attività fisica e veri e propri “polmoni” delle zone urbane.

“Lo sviluppo urbano, in particolare, ha modificato profondamente lo stile di vita della popolazione e trasformato il contesto ambientale e sociale in cui si vive, creando problemi di equità, generando tensioni sociali e introducendo minacce per la salute della popolazione. In generale l'ambiente urbano può incidere negativamente sulla salute agendo su diversi livelli:

1. alterando gli stili di vita della popolazione a seguito di cambiamenti sociali ed economici indotti dall'urbanizzazione (offerta di cibi e bevande non salutari, elevato traffico veicolare privato, scarsità di verde urbano e di percorsi pedonali, più facile accesso a droghe, ecc.), con conseguenti impatti sanitari negativi quali sovrappeso e obesità, incidentalità stradale, isolamento sociale, patologie mentali, malattie infettive, ecc.;

2. esponendo la popolazione a rischi legati a un ambiente fisico alterato dall’inquinamento (emissioni inquinanti in aria outdoor o indoor e da traffico veicolare, rumore, rifiuti, ecc.), con conseguenti impatti sanitari negativi quali patologie respiratorie e cardiovascolari;

3. alterando i sistemi di supporto vitale della biosfera per la rilevante impronta ecologica delle popolazioni urbane moderne caratterizzata da un’attività umana poco sostenibile rispetto alle capacità di adattamento e di rigenerazione dei sistemi naturali, con i conseguenti impatti negativi sulla salute, dovuti, ad esempio, a stress termici da freddo o da caldo, a calamità naturali e a variazioni negli eco-sistemi.”

Ecco perché sarebbe opportuno valutare e selezionare, da parte dei Dipartimenti di Prevenzione, in base al loro impatto sulla salute le fondamentali scelte infrastrutturali e urbanistiche collegate ai Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, legato al decreto legislativo 267/2000 "Testo Unico delle Leggi sull'Ordinamento degli Enti Locali".

Tra gli obiettivi del PTCP c’è anche quello di tutelare, promuovere e valorizzare il territorio, privilegiando il metodo della copianificazione e della concertazione, in armonia con gli altri strumenti di programmazione e regolamentazione territoriale, perseguendo altresì il principio dello sviluppo sostenibile, della tutela della salute umana quale valore primario, della tutela e valorizzazione delle risorse naturali, ambientali e paesaggistiche e della generale sicurezza territoriale, riconosciuti quali valori identitari del territorio provinciale.

Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA, dell’Università degli Studi di Salerno

 

Aggiornata il 29 marzo 2024