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L`obesita`, disagio e costo sociale

10 ottobre 2005

Intervista ad Eva Surmacz, docente associato e ricercatrice dell`Istituto Sbarro di Philadelphia il cui presidente e fondatore e` Antonio Giordano, oncologo napoletano che da 20 anni vive e lavora negli USA. Si affronta il problema dell`obesita`, che colpisce sorprendentemente anche l`Italia in una percentuale altissima, soprattutto tra i giovani.

 

Nei giorni in cui il `Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie` negli USA attraverso una statistica rivela che il 22.7 per cento degli americani e` affetto da obesita`, un dato dello 0.7 per cento superiore a quello riscontrato negli anni precedenti - con punte del 65 per cento tra coloro che sono anche solo in sovrappeso - Eva Surmacz, ricercatrice e docente associata presso l`Istituto Sbarro per la ricerca sul cancro di Philadelphia, ci ha descritto gli aspetti principali di questa patologia.

“L`obesita` una malattia cronica con una complicata eziologia, puo` derivare da predisposizione genetica, ma molto spesso e` legata a fattori comportamentali e ambientali”.

Inoltre - sottolinea la ricercatrice - riscontriamo che l`obesita` nella maggioranza dei casi dipende da disturbi e disagi di natura psichiatrica piu` che metabolica”. A questo la docente aggiunge un inquietante aspetto. “ le aree del cervello che regolano il mangiare sono le stesse legate alla dipendenza dal fumo e dalle droghe”.

I giovani, sia negli USA che in Europa, in Italia in particolare, non sono esenti da rischi. “Negli Stati Uniti una statistica afferma che il 16 per cento dei giovani soffre di obesita` entro gli undici anni, con gravi rischi per il diabete e il cuore. Nei paesi mediterranei - continua la Surmacz – c`e` anche una forte diffusione di questa malattia; “in Italia il 37 per cento dei giovani soffre di obesita` e non di semplice sovrappeso”.

La ricercatrice si sofferma sui suoi studi legati alla connessione dell`obesita` al rischio dell`insorgenza di tumori, compiuti presso il laboratorio Sbarro. “Qui all’ istituto Sbarro, il nostro obiettivo e` legato alle strategie di sviluppo per combattere il cancro.

Per capirci meglio - ha aggiunto – l`obesita` aumenta il rischio di sviluppare il cancro del seno del 30-50 per cento ed a` associato a 30 malattie differenti, compreso il diabete, le malattie cardiovascolare o l`artrite. Tuttavia – prosegue - i meccanismi molecolari che sottolineano questi rischi non sono chiari, sta a noi decifrarli per giungere a nuove strategie anticancro”.

Secondo le statistiche ufficiali riferite dalla dott. ssa Surmacz, il costo sociale dell`obesita` nei soli USA e` pari ad un miliardo di dollari all`anno, ma e` spesso difficile diffondere un messaggio che spieghi i pericoli legati ad una malattia, classificata come tale solo dal 1985. “Ci sono voluti 25 anni per rendere noto e condiviso il legame tra i tumori e le sigarette, dunque e` difficile convincere la gente dei pericoli legati alla loro cattiva alimentazione”.

 

Obesity, a social disease

 

In the last days the Centers for Disease Control and Prevention reported that the percentage of obese adults in the U. S. for 2002/2004 stands at 22.7--a 0.7 percent increase relative to the previous year. At present, the combined population of overweight and obese individuals accounts for approximately 65% of Americans – we reviewed the problem with Eva Surmacz, researcher and associate professor at Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine who addressed different aspects of this issue.

“Obesity is a chronic disease of complicated etiology. It can be caused by genetic predispositions, but in many cases it is linked to cultural and behavioral factors that add to genetic causes. More and more, we understand that obesity in majority of cases is a psychiatric disorder, an addiction, not a metabolic disease. If fact, the areas in the brain that control eating map to the same regions that are involved in addiction to smoking or alcohol abuse ”.

 

“A principal goal for the next decade will be reversing the trend of increasing obesity in children and adolescents. In the U. S., 16% of young people are obese and this is associated with alarmingly increased rates of type 2 diabetes and heart disease in this group. One reason for that is ‘obesogenic environment’—sedentary lifestyle—too much television and computer time, too little exercise, soft drinks and snack bars, not enough health education at schools. Parents often ignore or even promote this situation”. “The problem has spread worldwide. In Europe, we observe ‘Mediterranean (Southern Italy, Malta, Greece, Cyprus) child obesity’ that is associated with increasingly bad eating habits, but perhaps also with specific genetic makeup of this population. In Southern Italy 37% of children are overweight”.

 

Dr. Surmacz’s research interests are in deciphering the link between obesity and development of different cancers. “Here at Sbarro Institute, our goal in developing strategies to combat cancer. Epidemiological data clearly demonstrated that obesity increases the risk of colorectal cancer, breast cancer, ovarian and endometrial cancers”. For instance – she added - obesity increases the risk of developing breast cancer by 30-50%, The molecular mechanisms that underline these risks are not clear – she continues – and we need to understand these mechanisms in order to develop new anticancer strategies, perhaps tailored for obese individuals. It is also quite possible that we will use novel anti-obesity drugs (that block certain receptors in the brain) in conjunction with anti-cancer drugs for cancer prevention and treatment.

 

The social cost of ` bulging waistline` is another issue: “The cost of obesity-related patient care in the US is over 1 billion a year. New approaches are needed to combat this disease, as despite different federal and local programs, obesity rates have never decreased in the last 20 years. The real problem is convincing people to be aware of the risks associated with being overweight. It has taken over 20 years to see the results of anti-smoking campaigns, it might take even longer to change eating and lifestyle habits, especially because these are in the area of personal freedoms and cannot be regulated by law”.

 

FONTE: WELFARMED

 

Aggiornata il 16 maggio 2013