Slow Medicine in FVG : proposte per la salute dei cittadini, umanizzazione e appropriatezza. Affollato incontro pubblico a Udine con il patrocinio del Consiglio regionale e di Federsanità.
25 luglio 2014
Cosa è più utile per la salute dei cittadini? Accanto agli ospedali, ai farmaci e alle tecnologie, è scientificamente dimostrato che numerose malattie si curano meglio soprattutto con una buona relazione e, quindi, tempi adeguati di ascolto (integrale) tra medico e paziente, nonché servizi sociosanitari di qualità sul territorio, prima e dopo l'ospedale, dai medici di famiglia, ai distretti, agli infermieri di comunità e servizi a domicilio.
E' questa, in sintesi la proposta di "nuovi" percorsi di salute" "Fare di più non significa fare meglio. Per una medicina più sobria, rispettosa e giusta", affollato incontro pubblico (oltre 300 persone) che si è tenuto a Udine, per iniziativa di Slow Medicine, con il patrocinio del Consiglio regionale e di Federsanità ANCI FVG.
"Bisogna ritornare a una medicina che sia dialogo e incontro tra paziente e medico in un'ottica di sintonia per dare insieme risposte alla malattia. Questa è la Slow medicine, medicina sobria, rispettosa e giusta che mette al centro la persona".
A sottolineare le correlazione tra Slow medicine e la riforma sanitaria regionale che prevede la centralità della persona e il rafforzamento dei servizi sul territorio, è stata la consigliera regionale Silvana Cremaschi, tra gli organizzatori, insieme al presidente della III Commissione Salute, Franco Rotelli.
"Il termine 'sobria' - ha spiegato Cremaschi - comprende i concetti di etica, sostenibilità, rigore e chiede di tornare al classico percorso della medicina: ascolto, osservazione, costruzione di un'ipotesi diagnostica, verifica con eventuali indagini cliniche appropriate, cura (non esclusivamente farmacologica), valutazione dei risultati. Medicina 'rispettosa' si riferisce, invece, alla gestione del 'potere' del medico; poter fare quello che il malato da solo non sa e non può fare, poter facilitare la persona malata nelle sue decisioni, poter mettere a disposizione la competenza professionale; poter aiutare e poter curare, se non è possibile guarire". Ma questo potere deve essere coniugato nel rispetto che nasce dalla relazione tra le due persone: medico e malato; il rispetto incrocia il potere ed esprime il significato pieno di una relazione di cura. Il rispetto nei confronti del malato coincide con il rispetto per tutto ciò che fa parte della sua realtà di persona: le sue convinzioni, i suoi timori, i suoi valori, le sue speranze, la sua famiglia, il suo lavoro, la sua vita. Infine, conclude Cremaschi, "una medicina 'giusta': E' giusta una medicina che garantisce cure appropriate e di buona qualità per tutti: una medicina giusta contrasta le disuguaglianze e facilita l'accesso ai servizi socio-sanitari, supera la frammentazione delle cure e favorisce lo scambio di informazioni e di saperi".
Nei loro interventi i fondatori di Slow Medicine, Andrea Gardini e Sandra Vernero, hanno ricordato gli inizi di questo movimento culturale, a Grado, nel maggio 2010 che, anche con il recente collegamento al internazionale con "Choosing wisely", sta registrando un crescente numero di sostenitori in diversi settori e aree professionali (una sessantina tra società scientifiche e ordini professionali). I dati parlano da sé - hanno illustrato - non è possibile venir dimessi da un ospedale con ben 17 farmaci da assumere (che tutti sappiamo avere anche effetti collaterali), fare tanti esami inutili, o peggio, dannosi (spesso richiesti dagli stessi pazienti ai medici), oppure esagerare con gli antibiotici anche quando non servono (es. influenza).
Al convegno di Udine accanto agli esperti sono stati protagonisti anche numerosi rappresentanti di cittadini e associazioni, dal Tribunale dei diritti del malato a Cittadinanzativa, alla Consulta dei disabili, a Federconsumatori a Forum consumatori -impresa, Comitato salute pubblica bene comune, a Slow Food, Movi, Federanziani, ANFASS e altri che hanno presentato le loro esperienze e condiviso gli approfondimenti presentati.
In sintesi, qualità, appropriatezza e umanizzazione delle cure, sono parole chiave di un percorso che unisce cittadini, professionisti e amministratori locali, come ha puntualmente illustrato Gardini (il sistema dei sistemi nei servizi sanitari e sociali).
Il presidente di Federsanità ANCI FVG, Giuseppe Napoli, ha sostenuto la richiesta di maggiore ascolto per le esigenze dei servizi sul territorio e di rafforzare i servizi sociosanitari "di prossimità" e a domicilio. La riforma attesa da vent'anni e ormai indispensabile - ha dichiarato - e può essere l'occasione giusta per attuare i principi indicati da Slow medicine - fare meglio e fare ciò che più serve ai cittadini e migliorare la qualità dei servizi sul territorio, insieme alle professionalità presenti nei diversi settori e in modo omogeneo sull'intero territorio regionale. In sintesi, non più duello tra campanili, ma nuove e realistiche alleanze e scelte fondate sulla base dei risultati di salute.
Durante il convegno sono, intervenuti, oltre a Silvana Cremaschi e a Franco Rotelli, i consiglieri regionali Giovanni Barillari, Stefano Pustetto e Andrea Ussai, i direttori generali Giogio Ros (Ass Medio Friuli), Luciano Pletti (Ass Bassa friulana), per la CARD, e Mauro Delendi dell'Ospedale di Udine, i presidenti dell'Ordine dei Medici, Maurizio Rocco e dell'Associazione Gino Tosolini, Valentino Moretti, l'assessore alle politiche sociali del Comune di Udine, Simona Liguori, Rodolfo Sbroiavaca, direttore Medicina d'urgenza dell'Ospedale di Udine, Alessandro Castenetto, direzione regionale lavoro, Barbara Puschiasis, Forum Consumatori Impresa, Cristina Novelli, vicepresidente IRSSES, Sabrina Spangaro, IPASVI Udine, Susanna Agostini, coordinamento professioni sanitarie e del sociale, Gigi Canciani, per la SIMG ed Eliano Bassi, medico di famiglia.
Aggiornata il 28 luglio 2014