Rapporto Istat 2019 sugli obiettivi Onu di benessere sostenibile: Italia tra i migliori in salute ma vanno migliorati assistenza per patologie croniche, prevenzione e stili di vita
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18 aprile 2019
IL RAPPORTO 2019.- TUTTI I DATI DELL'ITALIA.
17 APR - L’Italia è una delle nazioni con i migliori risultati in termini di salute anche considerando gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) fissati dall’Onu.
Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi proposti nell’Agenda 2030 richiede adeguate politiche, sia di tipo sanitario, attraverso la responsabilizzazione dei cittadini nei confronti della salvaguardia della propria salute, sia di tipo non sanitario, attraverso il contrasto alle disuguaglianze sociali e territoriali.
A sottolinearlo è l’Istat, che ha presentato oggi la seconda edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) adottati con l’Agenda 2030 il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
I 17 Sdgs stabiliscono dunque l’agenda fissata dalla comunità globale per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti entro il 2030 e si articolano in 169 sotto-obiettivi che fanno riferimento a diversi domini dello sviluppo relativi a tematiche di ordine ambientale, sociale, economico e istituzionale.
A partire dal dicembre 2016 l’Istat ha reso disponibili, con cadenza semestrale, molti indicatori per l’Italia sulla piattaforma informativa dedicata agli SDGs del suo sito. La piattaforma è attualmente popolata da 273 misure che rispondono, spesso integrandola, alla domanda informativa che emerge da buona parte degli indicatori proposti dall’Onu.
E dallo scorso anno Istat mette a disposizione un Rapporto di ricerca sugli SDGs come strumento di orientamento all’interno di questo complesso sistema. Oltre al posizionamento dell’Italia lungo la via dello sviluppo sostenibile, il Rapporto offre alcuni approfondimenti tematici e di analisi.
Per quanto riguarda la salute, il Goal 3 si propone l’obiettivo di garantire la salute e di promuovere il benessere per tutti e a tutte le età.
L’obiettivo si focalizza su diversi ambiti di intervento: ridurre la mortalità materno-infantile, debellare le epidemie, contrastare sia le malattie trasmissibili, sia le malattie croniche, promuovendo benessere e salute mentale.
Nel tempo si sono fatti enormi progressi, testimoniati dal continuo aumento della speranza di vita e dagli importanti risultati che si sono ottenuti nella salute riproduttiva, materna e infantile. La diffusione di migliori condizioni igieniche, e, più in generale, l’attenzione ai fattori ambientali sono stati il prerequisito necessario per questi avanzamenti, soprattutto nella riduzione delle malattie trasmissibili.
Alcuni dei target di questo Goal si riferiscono ai rischi e alle condizioni sanitarie di popolazioni nelle prime fasi della transizione sanitaria, dove la mortalità è ancora molto alta.
In Italia, invece, ci sono pochi margini di miglioramento per la mortalità materna e le malattie trasmissibili, mentre le aree più rilevanti sono legate al nuovo contesto epidemiologico e ambientale e all’invecchiamento della popolazione. In particolare, si fa riferimento alla diffusione delle patologie croniche, all’accesso alla prevenzione e al contrasto agli stili di vita poco corretti (consumo di alcol e tabacco), nonché alla mortalità per incidenti stradali.
Il Goal 3 è declinato in tredici target, di cui gli ultimi quattro riferiti agli strumenti di attuazione:
3.1 Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 per 100 mila nati vivi.
3.2 Entro il 2030, mettere fine alle morti evitabili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età, con l’obiettivo per tutti i paesi di ridurre la mortalità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivi e, per i bambini al di sotto dei 5 anni, ridurre la mortalità a non più di 25 su 1.000 nati vivi.
3.3 Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali e combattere l’epatite, le malattie legate all’uso dell’acqua e altre malattie trasmissibili.
3.4 Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e la cura e promuovere la salute mentale e il benessere.
3.5 Aumentare la prevenzione e il trattamento dell’abuso di sostanze, tra cui gli stupefacenti e l’uso nocivo di alcool.
3.6 Entro il 2020, dimezzare il numero di decessi e le lesioni da incidenti stradali a livello mondiale.
3.7 Entro il 2030, garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza alla salute sessuale e riproduttiva, compresi quelli per la pianificazione, l’informazione e l’educazione familiare, e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali.
3.8 Raggiungere la copertura sanitaria universale, che comprenda la protezione dai rischi finanziari, l’accesso a servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l’accesso a farmaci essenziali sicuri, efficaci, di qualità, a prezzi accessibili e garantire vaccini per tutti.
3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da inquinamento e contaminazione di aria, acqua e suolo.
3.a Rafforzare l’attuazione della “Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco” in tutti i paesi.
3.b Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e non trasmissibili che colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo, fornire l’accesso ai farmaci essenziali e ai vaccini a prezzi accessibili, in conformità con la Dichiarazione di Doha sull’Accordo TRIPS2 e la salute pubblica, che afferma il diritto dei paesi in via di sviluppo a utilizzare pienamente le disposizioni dell’accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale, che introducono flessibilità per proteggere la salute pubblica e, in particolare, per fornire l’accesso ai farmaci per tutti.
3.c Aumentare sostanzialmente il finanziamento della sanità e il reclutamento, lo sviluppo, la formazione e il mantenimento del personale sanitario nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nei paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
3.d Rafforzare la capacità di tutti i paesi, in particolare i paesi in via di sviluppo, di prevenzione, di riduzione e gestione dei rischi per la salute nazionale e globale.
L’Italia ha da tempo raggiunto l’obiettivo definito dalle Nazioni Unite per la mortalità neonatale e per la mortalità sotto i 5 anni, collocandosi su livelli tra i più bassi in Europa, sia per la mortalità neonatale, sia per la probabilità di morte sotto i 5 anni.
Continua la diminuzione nel medio periodo, particolarmente nel Mezzogiorno, che lentamente riduce il gap rispetto alla media nazionale.
A livello globale, l’incidenza dell’HIV si è dimezzata rispetto al 2000, anche grazie alla diffusione della terapia antiretrovirale. In Italia, nel 2017, l’incidenza delle infezioni da HIV è scesa a 5,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti, con un andamento pressoché stabile dopo il 2015.
Il tasso standardizzato di mortalità tra 30-69 anni per tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche è in costante diminuzione dal 2004, soprattutto tra i maschi, che tuttavia ancora presentano tassi del 70%, più alti rispetto alle femmine.
Nell’ultimo anno riprende la diminuzione, che aveva subito una battuta d’arresto nel 2015. L’obiettivo proposto per il 2030, nell’ipotesi che si mantengano i tassi di decremento medi osservati tra il 2004 e il 2016, sembra raggiungibile in Italia.
Il tasso standardizzato di mortalità per suicidio è in Italia più contenuto rispetto al resto dell’Europa, e nel 2016 scende per la prima volta sotto i 6 decessi, con 5,8 suicidi per 100 mila abitanti. Si conferma lo svantaggio dei maschi e dei residenti nel Nord-est.
Nel 2017 tornano ad aumentare in Italia i decessi in incidente stradale, allontanando ulteriormente la possibilità di raggiungere l’obiettivo di dimezzamento del numero di morti per questa causa tra il 2010 e il 2020. Si arresta invece la crescita del tasso di lesioni gravi in incidenti stradali, tra gli elementi principali da contrastare individuati per la nuova decade sulla sicurezza stradale 2020-2030.
Nel 2017 sono 58,7 gli anni attesi di vita in buona salute alla nascita nel nostro Paese, valore sostanzialmente stabile rispetto al 2016, ma in aumento di 2,3 anni, rispetto al 2009. L’incremento maggiore si osserva tra le femmine (+2,7 anni), che tuttavia mantengono il loro svantaggio rispetto ai maschi in termini di qualità della sopravvivenza. Più marcate le disuguaglianze territoriali a svantaggio del Mezzogiorno, con una differenza di vita attesa in buona salute alla nascita tra Nord e Mezzogiorno pari a circa 4 anni.
Nel 2017 circa un sesto delle persone di 15 anni e più ha assunto comportamenti a rischio nel consumo di alcol (16,7%), con abitudini rischiose più diffusi tra gli uomini e tra le persone residenti nelle regioni del Nord.
L'andamento degli SDGs in Italia
Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi proposti nell’Agenda 2030 richiede adeguate politiche, sia di tipo sanitario, attraverso la responsabilizzazione dei cittadini nei confronti della salvaguardia della propria salute, sia di tipo non sanitario, attraverso il contrasto alle disuguaglianze sociali e territoriali.
A sottolinearlo è l’Istat, che ha presentato oggi la seconda edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) adottati con l’Agenda 2030 il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
I 17 Sdgs stabiliscono dunque l’agenda fissata dalla comunità globale per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti entro il 2030 e si articolano in 169 sotto-obiettivi che fanno riferimento a diversi domini dello sviluppo relativi a tematiche di ordine ambientale, sociale, economico e istituzionale.
A partire dal dicembre 2016 l’Istat ha reso disponibili, con cadenza semestrale, molti indicatori per l’Italia sulla piattaforma informativa dedicata agli SDGs del suo sito. La piattaforma è attualmente popolata da 273 misure che rispondono, spesso integrandola, alla domanda informativa che emerge da buona parte degli indicatori proposti dall’Onu.
E dallo scorso anno Istat mette a disposizione un Rapporto di ricerca sugli SDGs come strumento di orientamento all’interno di questo complesso sistema. Oltre al posizionamento dell’Italia lungo la via dello sviluppo sostenibile, il Rapporto offre alcuni approfondimenti tematici e di analisi.
Per quanto riguarda la salute, il Goal 3 si propone l’obiettivo di garantire la salute e di promuovere il benessere per tutti e a tutte le età.
L’obiettivo si focalizza su diversi ambiti di intervento: ridurre la mortalità materno-infantile, debellare le epidemie, contrastare sia le malattie trasmissibili, sia le malattie croniche, promuovendo benessere e salute mentale.
Nel tempo si sono fatti enormi progressi, testimoniati dal continuo aumento della speranza di vita e dagli importanti risultati che si sono ottenuti nella salute riproduttiva, materna e infantile. La diffusione di migliori condizioni igieniche, e, più in generale, l’attenzione ai fattori ambientali sono stati il prerequisito necessario per questi avanzamenti, soprattutto nella riduzione delle malattie trasmissibili.
Alcuni dei target di questo Goal si riferiscono ai rischi e alle condizioni sanitarie di popolazioni nelle prime fasi della transizione sanitaria, dove la mortalità è ancora molto alta.
In Italia, invece, ci sono pochi margini di miglioramento per la mortalità materna e le malattie trasmissibili, mentre le aree più rilevanti sono legate al nuovo contesto epidemiologico e ambientale e all’invecchiamento della popolazione. In particolare, si fa riferimento alla diffusione delle patologie croniche, all’accesso alla prevenzione e al contrasto agli stili di vita poco corretti (consumo di alcol e tabacco), nonché alla mortalità per incidenti stradali.
Il Goal 3 è declinato in tredici target, di cui gli ultimi quattro riferiti agli strumenti di attuazione:
3.1 Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 per 100 mila nati vivi.
3.2 Entro il 2030, mettere fine alle morti evitabili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età, con l’obiettivo per tutti i paesi di ridurre la mortalità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivi e, per i bambini al di sotto dei 5 anni, ridurre la mortalità a non più di 25 su 1.000 nati vivi.
3.3 Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali e combattere l’epatite, le malattie legate all’uso dell’acqua e altre malattie trasmissibili.
3.4 Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e la cura e promuovere la salute mentale e il benessere.
3.5 Aumentare la prevenzione e il trattamento dell’abuso di sostanze, tra cui gli stupefacenti e l’uso nocivo di alcool.
3.6 Entro il 2020, dimezzare il numero di decessi e le lesioni da incidenti stradali a livello mondiale.
3.7 Entro il 2030, garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza alla salute sessuale e riproduttiva, compresi quelli per la pianificazione, l’informazione e l’educazione familiare, e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali.
3.8 Raggiungere la copertura sanitaria universale, che comprenda la protezione dai rischi finanziari, l’accesso a servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l’accesso a farmaci essenziali sicuri, efficaci, di qualità, a prezzi accessibili e garantire vaccini per tutti.
3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da inquinamento e contaminazione di aria, acqua e suolo.
3.a Rafforzare l’attuazione della “Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco” in tutti i paesi.
3.b Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e non trasmissibili che colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo, fornire l’accesso ai farmaci essenziali e ai vaccini a prezzi accessibili, in conformità con la Dichiarazione di Doha sull’Accordo TRIPS2 e la salute pubblica, che afferma il diritto dei paesi in via di sviluppo a utilizzare pienamente le disposizioni dell’accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale, che introducono flessibilità per proteggere la salute pubblica e, in particolare, per fornire l’accesso ai farmaci per tutti.
3.c Aumentare sostanzialmente il finanziamento della sanità e il reclutamento, lo sviluppo, la formazione e il mantenimento del personale sanitario nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nei paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
3.d Rafforzare la capacità di tutti i paesi, in particolare i paesi in via di sviluppo, di prevenzione, di riduzione e gestione dei rischi per la salute nazionale e globale.
L’Italia ha da tempo raggiunto l’obiettivo definito dalle Nazioni Unite per la mortalità neonatale e per la mortalità sotto i 5 anni, collocandosi su livelli tra i più bassi in Europa, sia per la mortalità neonatale, sia per la probabilità di morte sotto i 5 anni.
Continua la diminuzione nel medio periodo, particolarmente nel Mezzogiorno, che lentamente riduce il gap rispetto alla media nazionale.
A livello globale, l’incidenza dell’HIV si è dimezzata rispetto al 2000, anche grazie alla diffusione della terapia antiretrovirale. In Italia, nel 2017, l’incidenza delle infezioni da HIV è scesa a 5,7 nuovi casi ogni 100.000 residenti, con un andamento pressoché stabile dopo il 2015.
Il tasso standardizzato di mortalità tra 30-69 anni per tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche è in costante diminuzione dal 2004, soprattutto tra i maschi, che tuttavia ancora presentano tassi del 70%, più alti rispetto alle femmine.
Nell’ultimo anno riprende la diminuzione, che aveva subito una battuta d’arresto nel 2015. L’obiettivo proposto per il 2030, nell’ipotesi che si mantengano i tassi di decremento medi osservati tra il 2004 e il 2016, sembra raggiungibile in Italia.
Il tasso standardizzato di mortalità per suicidio è in Italia più contenuto rispetto al resto dell’Europa, e nel 2016 scende per la prima volta sotto i 6 decessi, con 5,8 suicidi per 100 mila abitanti. Si conferma lo svantaggio dei maschi e dei residenti nel Nord-est.
Nel 2017 tornano ad aumentare in Italia i decessi in incidente stradale, allontanando ulteriormente la possibilità di raggiungere l’obiettivo di dimezzamento del numero di morti per questa causa tra il 2010 e il 2020. Si arresta invece la crescita del tasso di lesioni gravi in incidenti stradali, tra gli elementi principali da contrastare individuati per la nuova decade sulla sicurezza stradale 2020-2030.
Nel 2017 sono 58,7 gli anni attesi di vita in buona salute alla nascita nel nostro Paese, valore sostanzialmente stabile rispetto al 2016, ma in aumento di 2,3 anni, rispetto al 2009. L’incremento maggiore si osserva tra le femmine (+2,7 anni), che tuttavia mantengono il loro svantaggio rispetto ai maschi in termini di qualità della sopravvivenza. Più marcate le disuguaglianze territoriali a svantaggio del Mezzogiorno, con una differenza di vita attesa in buona salute alla nascita tra Nord e Mezzogiorno pari a circa 4 anni.
Nel 2017 circa un sesto delle persone di 15 anni e più ha assunto comportamenti a rischio nel consumo di alcol (16,7%), con abitudini rischiose più diffusi tra gli uomini e tra le persone residenti nelle regioni del Nord.
L'andamento degli SDGs in Italia
Aggiornata il 19 aprile 2019