Oms: le «malattie non trasmissibili» causano nel mondo il 63% dei decessi
5 settembre 2011
Dei 57 milioni di decessi registrati nel mondo nel 2008, ben 36 milioni, ossia il 63% del totale, sono stati causati da malattie non trasmissibili, principalmente malattie cardiovascolari, diabete, cancro e malattie respiratorie croniche.
Poiché l'impatto delle malattie non trasmissibili è in aumento e la popolazione sta invecchiando, secondo le proiezioni il numero annuo di decessi dovuti a queste patologie continuerà a crescere in tutto il mondo, e l'aumento maggiore è previsto nelle regioni a basso e medio reddito.
Questo in sintesi l'argomento del Rapporto mondiale 2011 dell'Oms sulle malattie non trasmissibili, che il ministero della Salute ha appena pubblicato sul suo sito e da cui sono tratte queste brevi notizie, rimandando per un approfondimento alla sintesi che la Salute ha fatto in lngua italiana e al rapporto integrale in lingua inglese.
Sebbene si creda che le malattie non trasmissibili colpiscano soprattutto le popolazioni ad alto reddito - si legge - le evidenze scientifiche mostrano una situazione del tutto diversa. Circa l'80% dei decessi causati da queste patologie si registra nei Paesi a basso e medio reddito, e le malattie non trasmissibili costituiscono la causa più frequente di morte nella maggior parte dei Paesi, Africa esclusa. Persino nei Paesi africani, le malattie non trasmissibili sono in rapida espansione, e si stima che entro il 2030 avranno superato le malattie trasmissibili, materne, perinatali e nutrizionali come causa più comune di morte.
I dati sulla mortalità e la morbilità evidenziano la crescita e l'impatto sproporzionato dell'epidemia nelle realtà più svantaggiate. Più dell'80% dei decessi dovuti a malattie cardiovascolari e diabete, e quasi il 90% di quelli causati da malattie polmonari ostruttive croniche, si verificano in Paesi a basso e medio reddito, come anche più dei due terzi di tutti i decessi per cancro. Inoltre, le malattie non trasmissibili causano la morte a un'età più precoce nei Paesi a basso e medio reddito, dove il 29% dei decessi ad esse dovuti si verificano prima dei 60 anni di età, mentre per i Paesi ad alto reddito questa percentuale è del 13%. L'incremento stimato della percentuale di incidenza del cancro per il 2030, rispetto al 2008, sarà maggiore nei Paesi a basso reddito (82%) e in quelli a reddito medio-basso (70%), rispetto a quello previsto nei Paesi a reddito medio-alto (58%) e alto (40%).
Un'alta percentuale di malattie non trasmissibili si può prevenire, attraverso la riduzione dei quattro principali fattori di rischio comportamentali ad esse correlati: consumo di tabacco, inattività fisica, consumo dannoso di alcol ed errate abitudini alimentari. Gli effetti di questi fattori di rischio comportamentali, e di altre cause metaboliche e fisiologiche preesistenti, sull'epidemia mondiale di malattie non trasmissibili sono, fra gli altri:
Tabacco: circa 6 milioni di persone muoiono ogni anno a causa del tabacco, sia per il consumo attivo che per quello passivo. Entro il 2020, questo numero aumenterà fino a 7,5 milioni, ossia il 10% dei decessi totali. Si stima che il fumo sia la causa di circa il 71% dei tumori del polmone, il 42% delle malattie respiratorie croniche e il 10% delle malattie cardiovascolari. L'incidenza più alta del fumo tra gli uomini si registra nei Paesi a reddito medio-basso, mentre per il totale della popolazione la prevalenza del fumo è più alta nei Paesi a reddito medio-alto.
Insufficiente attività fisica: circa 3,2 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell'inattività fisica. Le persone non sufficientemente attive presentano un incremento del rischio di mortalità per tutte le cause compreso tra il 20% e il 30%, mentre un'attività fisica regolare riduce il rischio di malattie cardiovascolari, ipertensione compresa, di diabete, di tumore del seno e del colon, e di depressione. L'insufficiente attività fisica raggiunge i livelli più elevati nei Paesi ad alto reddito, ma livelli molto alti si stanno registrando attualmente anche in alcuni Paesi a medio reddito, soprattutto tra le donne.
Consumo dannoso di alcol: circa 2,3 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa del consumo dannoso di alcol, ossia il 3,8% dei decessi totali. Più della metà di queste morti è dovuta a malattie non trasmissibili quali il cancro, le malattie cardiovascolari e la cirrosi epatica. Sebbene il maggiore consumo pro-capite di alcol negli adulti si registri nei Paesi ad alto reddito, tuttavia il livello è quasi altrettanto elevato nei popolosi Paesi a reddito medio-alto.
Errate abitudini alimentari: un consumo adeguato di frutta e verdura riduce il rischio di malattie cardiovascolari e di tumore dello stomaco e del colon-retto. Presso la maggior parte delle popolazioni il consumo di sale raggiunge livelli molto più elevati rispetto a quanto raccomandato dall'OMS per la prevenzione delle malattie; un elevato consumo di sale è un determinante importante di rischio per l'ipertensione e le malattie cardiovascolari. Un consumo elevato di grassi saturi e acidi grassi insaturi è stato messo in relazione con l'insorgenza di malattie cardiache. Nelle realtà più svantaggiate si stanno rapidamente diffondendo abitudini alimentari errate; i dati a disposizione indicano che a partire dagli anni '80 nei Paesi a reddito medio-basso il consumo di grassi è aumentato rapidamente.
Ipertensione: si stima che l'ipertensione causi ogni anno 7,5 milioni di decessi nel mondo, circa il 12,8% del totale. Si tratta di uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. La prevalenza dell'ipertensione presenta valori simili per tutte le fasce di reddito, sebbene sia generalmente più contenuta nelle popolazioni ad alto reddito.
Sovrappeso e obesità: almeno 2,8 milioni di persone muoiono ogni anno come risultato di una condizione di sovrappeso o obesità. Il rischio di malattie cardiache, ictus e diabete aumenta progressivamente con l'incremento dell'indice di massa corporea, responsabile anche dell'aumento del rischio di insorgenza di alcuni tumori. La prevalenza del sovrappeso è maggiore nei Paesi a reddito medio-alto, ma livelli molto elevati si registrano anche in alcuni Paesi a reddito medio-basso. Nelle Regioni OMS dell'Europa, del Mediterraneo Orientale e delle Americhe, più del 50% delle donne è in sovrappeso. Per quanto riguarda neonati e bambini, la prevalenza del sovrappeso è più elevata nelle popolazioni a reddito medio-alto, mentre nella fascia a reddito medio-basso si registra il più rapido aumento del sovrappeso.
Ipercolesterolemia: secondo le stime, l'ipercolesterolemia causa 2,6 milioni di decessi l'anno, aumentando il rischio di malattie cardiache e di ictus. L'ipercolesterolemia raggiunge valori più elevati nei Paesi ad alto reddito.
Infezioni correlate al cancro: almeno 2 milioni di casi di tumore l'anno, che rappresentano il 18% dell'incidenza globale del cancro, sono attribuibili a un numero limitato di infezioni croniche specifiche, e tale percentuale è molto più elevata nei Paesi a basso reddito. I principali agenti infettivi sono il papillomavirus umano, i virus dell'epatite B e C, e l'Helicobacter pylori. Gran parte di queste infezioni si possono prevenire, attraverso le vaccinazioni e misure per impedirne la trasmissione, oppure curare. Ad esempio, la trasmissione del virus dell'epatite C è stata in larga parte fermata nelle popolazioni ad alto reddito, ma non in molti Paesi a basso reddito.
L'epidemia di malattie non trasmissibili ha un impatto particolarmente duro sulle persone appartenenti agli strati sociali più bassi.
Poiché nei Paesi più poveri la maggior parte della spesa per l'assistenza sanitaria deve essere pagata dai pazienti di tasca propria, il costo dell'assistenza sanitaria per le malattie non trasmissibili grava in maniera significativa sui bilanci familiari, soprattutto per i nuclei a basso reddito. Le terapie per diabete, cancro, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche possono protrarsi nel tempo e risultare pertanto estremamente costose, spingendo le famiglie a spese insostenibili e quindi all'impoverimento. Le spese sostenute dai nuclei familiari per le malattie non trasmissibili, e per i fattori di rischio comportamentali che le causano, si traducono in meno denaro disponibile per i beni necessari, quali il cibo e l'alloggio, e per quello che costituisce il requisito essenziale per sottrarsi alla povertà: l'istruzione. Si calcola che ogni anno 100 milioni di persone sono spinte sotto il livello di povertà dalla necessità di pagare direttamente per i servizi sanitari.
I costi che i sistemi sanitari devono sostenere per le malattie non trasmissibili sono elevati, e si prevedono in aumento. Gli alti costi per gli individui, le famiglie, le attività, i governi e i sistemi sanitari producono nel loro insieme un impatto significativo sulla macroeconomia. Malattie cardiache, ictus e diabete causano ogni anno miliardi di dollari di perdite in termini di produzione di reddito nazionale nei Paesi più popolo si del mondo. Le analisi economiche suggeriscono che ad ogni aumento del 10% nell'incidenza delle malattie non trasmissibili corrisponde un abbassamento dello 0,5% dei livelli annuali di crescita economica.
L'impatto socioeconomico delle malattie non trasmissibili sta avendo ripercussioni negative sui progressi per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: gli Obiettivi rivolti alla salute o ai suoi determinanti sociali, quali l'istruzione e la povertà, stanno subendo una battuta di arresto a causa della diffusione epidemica delle malattie non trasmissibili e dei fattori di rischio ad esse correlati.
Tre elementi essenziali della sorveglianza delle malattie non trasmissibili costituiscono un sistema di riferimento che tutti i Paesi dovrebbero mettere in atto e potenziare:
a) monitoraggio dell'esposizione (fattori di rischio);
b) monitoraggio degli effetti (morbilità e mortalità per specifiche malattie); e
c) risposta dei servizi sanitari, che comprende anche la capacità a livello nazionale di prevenire le malattie non trasmissibili in termini di politiche e programmazione, di infrastrutture, di risorse umane e di accesso all'assistenza sanitaria essenziale, farmaci compresi.
Aggiornata il 16 maggio 2013