Federsanità ANCI FVG
Federsanità ANCI FVG
Chiudi

Notizie

Obesità e sovrappeso. Una vera moderna pandemia che in Italia riguarda 28 milioni di persone. Costi sanitari e sociali tra i 9 e i 22 miliardi di euro l’anno

www.quotidianosanita.it

26 gennaio 2016

 26 GEN - L’obesità rappresenta ormai un problema enorme di salute pubblica e di spesa per i sistemi sanitari nazionali, spesa che diverrà insostenibile se non vengono adottate politiche di prevenzione adeguate, non disgiunte da programmi di gestione della malattia in grado di contenere il fardello delle comorbosità (diabete, ipertensione, dislipidemia, malattie cardio - e cerebrovascolari, tumori, disabilità).

In Italia ci sono 22 milioni di italiani sovrappeso e 6 milioni di obesi e questo si traduce in un costo annuo stimato in 9 miliardi di euro tra costi sanitari, calo di prosuttività, assenteismo e mortalità precoce. Una cifra che, secondo altri studi, arriverebbe addirittura a più di 22 miliardi se si calcolassero anche i costi complessivi delle patologie obesità correlate. Sebbene dal 2000 in poi si sia assistito ad una lenta ma progressiva presa di coscienza dei governi del mondo occidentale sull’esigenza di dare risposte con crete alla pandemia di obesità, le politiche intraprese non sono apparse in grado di incidere concretamente sull’evoluzione del fenomeno.

È quanto emerge dal documento “Il burden of disease dell’obesità in Italia”, realizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation che ricorda come è” opinione generale che l’obesità abbia ormai i caratteri di una vera e propria epidemia mondiale, tanto da preoccupare non solo il mondo medico scientifico, ma anche i responsabili della salute pubblica”, illustrato oggi a Roma nel corso dell’ incontro promosso da Novo Nordisk dove è stato presentato il nuovo farmaco a base del principio attivo liraglutide (Saxenda®) che favorisce la perdita di peso.



“Sovrappeso e obesità sono in continua crescita nel nostro Paese – ha spiegato Antonio Nicolucci, Presidente Center for Outcomes Research and Clinical Epidemiology (Core) e coordinatore del Board sul Burden of disease dell’obesità di Ibdo Foundation – secondo i dati Istat in circa dieci anni sono cresciuti di circa due milioni gli Italiani in sovrappeso e di oltre un milione quelli francamente obesi. Ciò significa, appunto, che ogni anno in Italia diventano obese oltre 100mila persone”.

I numeri. I dati oggi disponibili ci indicano che le persone in sovrappeso, obese o con diabete crescono in tutto il mondo. In Italia è sovrappeso oltre 1 persona su 3 (36%, con preponderanza maschile: 45,5% rispetto al 26,8% nelle donne), obesa 1 su 10 (10%), diabetica più di 1 su 20 (5,5%) e oltre il 66,4% delle persone con diabete di tipo 2 è anche molto sovrappeso o obeso, mentre lo è “solo” un quarto delle persone con diabete tipo 1, il 24%. In pratica, sono sovrappeso quasi 22 milioni di italiani, obesi 6 milioni, con diabete quasi 3,5 milioni: “diabesi”, ossia contemporaneamente obesi e con diabete, circa 2 milioni. Sembrerebbe che i costi diretti legati all’obesità in Italia siano pari a 22,8 miliardi di euro ogni anno e che il 64% di tale cifra venga speso per l’ospedalizzazione. Nonostante ciò, l’obesità è una malattia cronica che fino a qualche anno fa è stata sottovalutata ed è, ancora oggi, difficilmente curabile. L’opinione pubblica ed anche parte del mondo medico hanno una visione superficiale del problema. L’obesità e il diabete rappresentano un problema di salute particolarmente preoccupante, tanto da configurarsi a livello internazionale come elementi di una “moderna pandemia”.

La questione quindi “è seria, perché nonostante nel comune sentire si tenda a considerare l’eccesso di peso, e persino l’obesità, ancora come condizione estetica, l’obesità è una vera e propria malattia”, ha detto Antonio Caretto, Presidente dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi).

“L’obesità è causa di aumentato rischio di diabete, di malattie cardiovascolari e di alcune forme di tumore; essere sovrappeso od obesi riduce il benessere psicologico, determina un impatto negativo sulla funzionalità fisica, con diminuzione della capacità di compiere anche le più semplici attività quotidiane, e sulla funzionalità sociale, con depressione, distress, cattiva qualità di vita”, ha concluso.

Il fenomeno della “diabesità”. L’obesità è considerata l’anticamera del diabete e la combinazione tra le due malattie rappresenta una vera e propria epidemia dei nostri tempi, per la quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha persino coniato il termine diabesità. L’associazione diabete-obesità deve inoltre preoccupare, perché di diabesità si muore, infatti il rischio di morte raddoppia ogni 5 punti di crescita dell’indice di massa corporea (o body mass index: BMI); un diabetico sovrappeso raddoppia il proprio rischio di morire entro 10 anni rispetto a un diabetico di peso normale; per un diabetico obeso il rischio quadruplica. L’Italia è attiva nella prevenzione e nella lotta all’obesità ed al diabete.

Il nuovo farmaco. Una risposta al problema arriverebbe ora dalla nuova opportunità farmacologica a base di liraglutide approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) americana e dalla European Medicine Agency (Ema) dispensabile su prescrizione medica e disponibile dalla fine del 2015 nelle farmacie italiane in soluzione iniettabile in penne preriempite pronte all’uso.

“Sino ad oggi l’obesità è stata una malattia piuttosto orfana di cure – ha precisato Paolo Sbraccia, Presidente della Società italiana dell’Obesità (SIO) – erano più di 10 anni che si attendeva un nuovo farmaco, ora finalmente disponibile. Liraglutide è un analogo del GLP-1 che si è dimostrato efficace nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità. È un farmaco ‘intelligente’, che interagisce con uno specifico interruttore nel cervello che regola l’appetito. È efficace e sicuro, dotato di un meccanismo d’azione specifico per la riduzione del peso”.

I meccanismi del Liraglutide. Il farmaco in 3 mg, quindi, agisce sull’interruttore che accende il senso della fame fornendo un immediato auto perché provoca una sensazione di maggiore sazietà e minor fame. È indicato in aggiunta ad una dieta povera di calorie e ad un aumento dell’attività fisica per la gestione del peso corporeo in pazienti adulti con un indice di massa corporea (Imc) iniziale superiore o uguale a 30 kg/m² (obesi) oppure uguale o superiore a 27 kg/m² (sovrappeso), in presenza di almeno una co-morbidità correlata al peso come disglicemia (pre-diabete o diabete mellito tipo 2), ipertensione, dislipidemia o apnea ostruttiva nel sonno. Si somministra per via sottocutanea, una volta al giorno, indipendentemente dai pasti.

“Il paziente comincia la terapia con dosaggio pari a 0,6 mg e, nell’arco di un mese, arriva a pieno dosaggio raggiungendo i 3 mg – ha aggiunto Sbraccia – in 5 settimane quindi, il al paziente verranno somministrati prima 0,6 mg, poi 1,2 mg, poi 1,8 mg 2,4 mg fino a 3 mg. A questo punto il paziente obeso prosegue la terapia a pieno dosaggio per 3 mesi al termine dei quali, se si è verificata una perdita di peso pari al 5%, lo specialista può decidere di proseguire con la somministrazione”.

Nel caso in cui non si è verificata alcuna perdita di peso dopo i 3 mesi è consigliabile sospendere la terapia in quanto il soggetto non risponde al farmaco. “È importante sottolineare – prosegue il presidente della Sio – che nel momento in cui si toglie il farmaco, si verificherà nel paziente un breve periodo di abbrivio durante il quale la persona riuscirà ancora a controllare il proprio senso di fame, ma dopo ricomincerà a mangiare in modo non adeguato e la tendenza ad ingrassare ricomincerà”. Proprio per questo motivo è fondamentale associare il farmaco ad una rieducazione del paziente stesso, aiutandolo a modificare le proprie abitudini di vita e la propria alimentazione. La persona obesa deve diventare consapevole della propria condizione e cominciare non solo a mangiare meno, ma anche meglio e nel tempo deve praticare attività fisica regolarmente. Solo in questo modo il farmaco sarà stato davvero efficacie.

I risultati degli studi randomizzati, in doppio cieco. L’efficacia e la sicurezza di Liraglutide per la gestione del peso corporeo sono state valutate in 4 studi di fase 3, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, nei quali sono stati arruolati complessivamente 5.358 pazienti: il programma SCALE™. I risultati del programma SCALE™ hanno evidenziato, in maniera statisticamente significativa, come in 56 settimane il 92% delle persone obese o sovrappeso curate con Liraglutide abbia perso peso, rispetto al 65% di quelli che avevano assunto un placebo; ben 1 su 3 aveva perso oltre il 10% del proprio peso rispetto al 10% del gruppo placebo. Inoltre, i risultati ottenuti con il farmaco vanno al di là del solo calo ponderale. Infatti, il trattamento con Liraglutide migliora significativamente i parametri glicemici in tutte le sottopopolazioni con glicemia normale, con pre-diabete e con diabete mellito tipo 2; migliora significativamente la pressione arteriosa sistolica e la circonferenza della vita rispetto al placebo; riduce significativamente la gravità dell’apnea ostruttiva nel sonno.
Un farmaco intelligente dunque che “agisce sulla glicemia abbassandola dove alta e non modificandola dove nei parametri normali”, continua Sbraccia. Tradotto, questo significa che “il farmaco può essere somministrato sia al paziente diabetico che non”.

Liraglutide “agisce potenziando un meccanismo endogeno fisiologico – ha aggiunto Michele Carruba, Direttore centro studi e ricerca sull’obesità dell’Università di Milano – e questo è garanzia di sicurezza”. Solamente alcuni specialisti possono però prescrivere il farmaco e precisamente sono “endocrinologi, cardiologi, internisti e specialisti in Scienza dell’alimentazione”, ha precisato Fabrizio Muratori, Direttore di struttura complessa Endocrinologia e Diabetologia, Azienda Ospedaliera S. Anna di Como, ed è disponibile in farmacia in penne preriempite pronte all’uso. Attualmente, il farmaco non è ancora rimborsabile e un mese di terapia a pieno dosaggio costa circa 360 euro. L’auspicio è che lo diventi presto.

26 gennaio 2016
© Riproduzione riservata
Allegati:

spacer Studio Italian Barometer diabetes

Aggiornata il 27 gennaio 2016