L’Hi-Tech al servizio della fragilità: meno di 10 pazienti su 100 ne hanno usufruito in tempo di pandemia. Tante le difficoltà ma è forte il desiderio di usarle meglio
17 settembre 2021
Pochi, tra i soggetti fragili, hanno utilizzato strumenti di eHealth durante la pandemia: meno del 10% ha usufruito di tecnologie di riabilitazione e/o di supporto terapeutico in remoto e di questi il 31 % ha riscontrato problemi e difficoltà. La portata di tali tecnologie è tuttavia chiaramente percepita, tanto che il 90% ritiene che la tecnologia possa essere utile sia durante l’attuale periodo emergenziale che, in generale, nel futuro, e il 56% di chi non ha potuto usufruire di tali tecnologie ha espresso un forte desiderio di poter accedere ad esse. Tuttavia, in più della metà dei casi, gli strumenti tecnologici forniti in dotazione a domicilio non sono stati facilmente fruibili o adeguati alle esigenze.
Questi i dati principali che emergono dal sondaggio “Le tecnologie al sostegno della fragilità, disabilità e malattie rare: l’esperienza Covid-19”, diffuso online dal 15 settembre al 30 novembre 2020 alle persone fragili – ossia alle persone con disabilità, malattie rare o croniche accomunate da concreti bisogni sociali e sanitari – coinvolgendo anche caregiver e familiari (per un totale di 350 partecipanti). L’indagine conoscitiva è stato il frutto della collaborazione tra il Centro Nazionale Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica (TISP) e il Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’ISS, col supporto di esperti interni ed esterni all’Istituto. I risultati sono pubblicati in un Rapporto ISS COVID, disponibile in italiano e ora anche in inglese, e nel 20esimo numero di RaraMente.
- un aumentato utilizzo delle tecnologie generiche basate, grazie alla connessione in rete, sulla mobile health (mHealth) ed electronic health (eHealth); in particolare l’utilizzo di strumenti di messaggistica istantanea, finalizzato ad instaurare relazioni sociali in un periodo di distanziamento forzato;
- una generale difficoltà di utilizzo e/o di accesso alle tecnologie specialistiche per avere un supporto da remoto nella continuità della cura;
- un desiderio molto forte di poter accedere durante la pandemia e nel futuro a queste tecnologie migliorando anche il proprio grado di interazione attraverso una formazione specifica.
Aggiornata il 17 settembre 2021