Avis, mondo del lavoro e società, presentati a Roma i risultati della ricerca CNR sugli scenari futuri, il presidente Napoli tra gli intervistati
13 giugno 2017
Mondo del lavoro, giovani e Europa: sono questi alcuni tra gli ambiti principali nei quali AVIS dovrà impegnarsi maggiormente nel prossimo futuro.
È quanto emerge da due nuove ricerche presentate oggi al CNR di Roma e che rientrano nelle iniziative di AVIS per trasformare il 90° anniversario di fondazione in un momento di riflessione.
“AVIS e il mondo del lavoro” e “La donazione di sangue come prassi sociale, uno scenario per AVIS al 2027” sono state realizzate in collaborazione con l’Istituto per le Ricerche sulla Popolazione e le Politiche sociali (IRPPS) del Centro Nazionale Ricerche (CNR). All'incontro ha partecipato, tra gli altri, il presidente di Federsanità ANCI FVG, Giuseppe Napoli, componente del gruppo di lavoro AVIS e tra gli intervistati. Napoli nel suo intervento ha espresso grande apprezzamento per i puntuali approfondimenti e le positive sinergie e proposte promosse da AVIS.
La ricerca sul mondo del lavoro è stata condotta in collaborazione con le sedi territoriali AVIS di Catania, Perugia e Sovracomunale Medio Varesotto, che hanno facilitato le indagini sul campo e l’identificazione di un campione da intervistare significativo di tre città di media dimensione appartenenti a tre aree geografiche diverse del Paese.
Tre sono state le domande chiave: il ruolo del mondo del lavoro nella fondazione di AVIS, il contributo nello sviluppo e nell’evoluzione dell’Associazione e le strategie per il futuro. Il lavoro dell’IRPPS ha analizzato in che modo l’esperienza lavorativa pregressa e le dinamiche sul posto di lavoro abbiano influito sulla pratica della donazione. In particolare, si è osservato che per la maggioranza degli intervistati un cambiamento lavorativo non ha comportato necessariamente variazioni nella pratica della donazione.
Lo studio dei 3 diversi modelli ha permesso di identificare realtà (come Varese e Perugia) dove la presenza in passato di grandi aziende (vedi Ignis e Perugina) ha contribuito alla nascita e alla diffusione dell’Associazione negli anni Cinquanta e Sessanta, mentre in realtà come Catania il processo è stato opposto: da una società civile forte è nato il volontariato del sangue che, solo in una seconda fase, è entrato all’interno di grandi aziende del settore elettronico e farmaceutico
In tutte e tre le realtà, gli intervistati hanno considerato la promozione del messaggio di AVIS nei luoghi di lavoro molto importante (73%), mentre web e social network si confermano i canali principalmente usati sia per raccontare le proprie esperienze di donazione sia per avvicinare nuovi potenziali donatori.
Il secondo lavoro presentato, “La donazione di sangue come prassi sociale, uno scenario per AVIS al 2027” è il frutto delle risposte di 16 esperti portatori di esperienze e competenze diverse in tema sanitario, sociale, istituzionale e del mondo del volontariato.
Lo scenario si compone complessivamente di 13 obiettivi collegati a 57 interventi specifici attuabili entro il 2027.
Tra questi si possono individuare i giovani, con la promozione della donazione del sangue presso gli istituti scolastici di istruzione secondaria e successivamente tra chi ha un’età compresa tra i 18 e i 30 anni, realizzando campagne mirate sui social network con il coinvolgimento di web influencer e strutturando percorsi di accompagnamento alla “prima donazione”.
“Da questo lavoro – aggiunge il presidente nazionale, Vincenzo Saturni – emergono inoltre considerazioni sul fatto che AVIS dovrà proseguire la sua attività in ambiti intrapresi negli ultimi anni, come una maggiore visibilità a livello europeo con un rafforzamento dei rapporti con gli europarlamentari italiani”.
Per Stefano Zamagni, professore di economia all’Università di Bologna e tra i massimi esperti di non profit in Italia, le ricerche presentate da AVIS sono importanti perché “la cultura del dono è stata espunta dal dibattito pubblico italiano, soprattutto nel secondo dopoguerra. Ma una società non può andare avanti solo sulla logica della convenienza economica del “do ut des”. Suggerimenti ad AVIS alla luce di queste ricerche? Stipulare rapporti con il mondo delle imprese per incentivare il dono nelle aziende. E curare maggiormente il rapporto con il donatore, coltivando soprattutto la dimensione culturale”.
Per Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, “quello odierno di AVIS è un lavoro prezioso perché indica una strada Dalle ricerche emergono problemi legati alla struttura organizzativa della sanità nel nostro Paese. Il nostro modello è unico a livello internazionale e va tutelato, anche se ci sono ancora troppe differenze in ambito sanitario tra le regioni italiane. Bisogna garantire a tutti gli stessi standard di sicurezza, qualità e accesso alle cure.
Corrado Bonifazi, direttore IRPPS, ha concluso ringraziando “AVIS per aver pensato a noi e per averci coinvolto in questo progetto. È obiettivo del CNR fare in modo che i metodi e i contenuti della ricerca abbiano una ricaduta sul sociale. Collaborare con AVIS, che ricopre all’intero della società italiana un ruolo così importante, per noi è quindi fondamentale”.
ALLEGATI
"AVIS e il mondo del lavoro”
“La donazione di sangue come prassi sociale, uno scenario per AVIS al 2027”
Aggiornata il 13 giugno 2017