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Tumore al seno, un kit per prevenirlo. È stato elaborato all’Area Science Park, sulla base di test effettuati su trecento casi clinici

Il Piccolo

4 novembre 2014

di Federica Marchesich
Ha avuto buon esito la Campagna Nastro Rosa della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, che per la XXII edizione ha ricordato alle donne l'importanza della prevenzione del tumore al seno. In tutta Italia eventi e iniziative sono stati volti a sensibilizzare le donne a effettuare controlli e analisi e i loro compagni a ricordare loro l'importanza di farli. Secondo i dati del rapporto Globocan 2012 dell'International Agency for Research on Cancer (Iarc), che fornisce le stime globali più accurate su incidenza, prevalenza e mortalità di 28 tipi di tumori, sulla base dei dati raccolti in 184 nazioni, nel 2012 1,7 milioni di donne nel mondo si sono ammalate di tumore al seno (l'11,9% del totale, il 20% in più rispetto al 2008). Quello al seno è il cancro più diffuso tra le donne in oltre 140 Paesi ed è ormai la maggiore causa di morte nella popolazione femminile anche in quelli meno sviluppati. Quanto all'Italia, l'Associazione italiana registri tumori (Airtum) ci dice che i nuovi casi registrati ogni anno sono circa 48.000. Ma come sappiamo la medicina in questo campo ha fatto passi da gigante e la ricerca continua in questo senso a migliorare sempre più gli screening al fine di bloccare l'insorgere della malattia e intervenire tempestivamente in caso di recidiva. Nel corso degli ultimi 30 anni infatti il trattamento adiuvante del carcinoma mammario ha consentito di guarire un numero sempre crescente di donne, con una sopravvivenza stimata dell'85-87% a cinque anni dalla diagnosi. La buona notizia è che nei laboratori dell'Area Science Park, la divisione Alphagenics dell'azienda Qsm ha identificato un set di cinque geni la cui espressione varia in modo significativo tra casi con recidive e casi senza recidive, con un follow-up a cinque anni. Ciò è stato possibile partendo da dati analitici ottenuti da 408 casi, che hanno permesso di individuare 20 geni espressi in modo differenziato nei diversi tipi di carcinoma mammario e di valutarli in relazione a 350 casi di carcinoma invasivo della mammella. Si è arrivati così a elaborare un algoritmo prognostico brevettato in grado di classificare i pazienti in tre popolazioni: ad alto rischio, a rischio intermedio e a basso rischio di manifestare recidive a cinque anni dall'intervento. Ne è nato un kit analitico, chiamato AlphaReal Breast che permette di poter effettuare con altissima efficienza lo screening dei carcinomi invasivi alla mammella e che è già disponibile per qualsiasi struttura privata e ospedaliera. Aspetto non trascurabile, il suo utilizzo richiede strumentazione già presente in gran parte dei laboratori. Ma il grande avanzamento è rappresentato dal fatto che attualmente sul mercato non esistono kit diagnostici con le sue stesse prestazioni e costi, rendendo disponibile a tutti un'analisi estremamente rapida per la classificazione di pazienti in base al rischio di insorgenza di recidive. A oggi il kit è stato validato su trecento casi clinici ma la collaborazione con cliniche oncologiche sta permettendo alle ricercatrici di Alphagenics di aumentare ulteriormente la casistica al fine di immettere presto sul mercato uno strumento indispensabile per scegliere il trattamento adiuvante più opportuno ed efficace per la cura del cancro alla mammella.

Aggiornata il 4 novembre 2014