L’Itis di Trieste vara il servizio domiciliare. La partenza con 40 operatori. Dieci “pacchetti” di proposte calibrati sulle esigenze dell’anziano. Una forbice tariffaria da 1.220 a 3.320 euro. Pahor: esperimento di portata strategica
IL PICCOLO
11 gennaio 2022
L’architetto Aldo Pahor non sa ancora se resterà o meno in sella all’Itis, ma, a ogni buon conto, ci tiene a lasciare al suo successore (o a se stesso) un’eredità interessante, che potrebbe essere foriera di importanti sviluppi, in vista dei nuovi orizzonti che le politiche assistenziali pubbliche dovranno affrontare negli anni a seguire.
Così ieri mattina, prima di salutare i supporters al centro del campo con l’ultimo consiglio in onda stamane, ha annunciato il decollo del servizio domiciliare a sostegno degli anziani, che finalmente esce dalle dichiarazioni ed entra nei programmi. Una fase sperimentale per dare vita a una piccola-grande rivoluzione: non è l’anziano ad andare all’Itis, è l’Itis ad aiutarlo nella sua abitazione. Lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, che abbraccia anche il welfare, punta sul domicilio co-progettuale: il grande edificio di via Pascoli lo asseconda.
Come funziona il “domiciliare”? Ecco la sequenza. L’interessato o un suo familiare contatta la segreteria sociale dell’istituto e sostiene un primo colloquio informativo. In seguito l’équipe del servizio si reca a casa dell’anziano per verificare in diretta le esigenze del futuro assistito, in quanto l’obiettivo di questa innovazione è calibrare una risposta personalizzata: per questa ragione l’Itis, in collaborazione con la coop sociale bergamasca Kcs Caregiver, ha messo a punto dieci “pacchetti” di proposte.
Facciamo qualche esempio: potrebbe bastare qualche ora al giorno oppure necessita una risposta 24-su-24. Gli addetti si alternano a seconda delle attività da espletare: se una prima manche può riguardare l’inizio di giornata (igiene, bagno, colazione), un secondo momento vedrebbe alla ribalta il fisioterapista e così via. Non è detto che l’anziano-cliente gradisca avere un presidio assistenziale prolungato, per cui molto dipenderà da intenzioni/condizioni dell’utente.
Di conseguenza le tariffe sono fortemente variabili, perché - come sottolinea Pahor a scanso di equivoci - l’assistenza domiciliare non è affatto più economica di quella legata all’ingresso in una struttura. Si viaggia dai 1.220 euro mensili (quattro ore al giorno per cinque giorni alla settimana) ai 1.890 euro mensili per 54 ore/settimana fino ai 3.320 euro mensili a coprire le 24 ore. Si tenga presente che un ricoverato non auto-sufficiente paga 2.000 euro/mese.
Il servizio parte con 40 addetti selezionati da Kcs sul territorio triestino (molti i laureati), ma il numero è suscettibile di cambiare a seconda delle richieste che perverranno. L’iniziativa è nuova e abbisogna di un periodo di rodaggio organizzativo. Kcs ha comunque un buon grado di flessibilità, per cui il reclutamento degli operatori non desta preoccupazione.
Itis ha già avviato format assistenziali alternativi al ricovero: i mini-appartamenti all’interno della casa-madre, il condominio solidale in via Manzoni, la trattativa da impostare con Francesco Fracasso per la futura riqualificazione delle ex officine Holt, i contatti con Televita per dare il là a una collaborazione. L’operazione-domicilio non è sbucata fuori all’improvviso: nel 2018 Itis aveva partecipato all’Interreg Crosscare nel contesto di un’accoppiata italo-slovena che ha fruttato all’ente triestino 250.000 euro.
A illustrare nel dettaglio le modalità del servizio domiciliare sono intervenuti il direttore Fabio Bonetta, i dirigenti Francesco Mosetti e Rossana Missan, il direttore generale della Kcs Andrea Civeriati. Hanno infine parlato, per un bilancio del mandato, i consiglieri Francesco Battaglia e Sabrina Iogna Prat. Un mandato non facile, che ha dovuto affrontare varie emergenze, dalla scabbia alla pandemia, che ha perso cammin facendo la rsa San Giusto e la collaborazione con la fondazione Ananian, che in uscita fa i conti con l’impressionante aumento delle bollette tale da costringere a una modifica delle rette e a metter mano al patrimonio immobiliare. La “macchina” Itis evidenzia cifre significative: 411 posti letto, di cui al momento 340 occupati, seguiti da 500 addetti diretti/indotti.
C’è un dato fornito da Bonetta, prossimo alla quiescenza, che induce a riflettere: in Italia lavorano 1.100.000 badanti, 800.000 delle quali “in nero”. Servizi, come la domiciliarità inaugurata da Itis, contribuiscono anche a una cultura della qualità e della legalità che, soprattutto quando si parla di fragilità e di assistenza, giova all’igiene sociale, non solamente a quella dei pavimenti.
Aggiornata il 12 gennaio 2022