Fascicolo sanitario elettronico, valutazione dei piani regionali prevenzione, piano oncologico e piano riabilitazione: tutte le intese in «gazzetta»
4 marzo 2011
Tre intese e un accordo sottoscritti il 10 febbraio 2011 in Stato-Regioni: «Il fascicolo sanitario elettronico - Linee guida nazionali»; «Documento per la valutazione dei Piani regionali della prevenzione 2010 - 2012»; «Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro - Anni 2011-2013»; «Piano d'indirizzo per la riabilitazione» sono stati tutti pubblicati sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 50 del 2 marzo 2011.
Fascicolo sanitario elettronico
Oltre a facilitare l'utilizzo della storia clinica del paziente, le linee guida indicano per il Fse anche funzioni di supporto e ottimizzazione dei processi operativi. Inoltre, grazie alla storia clinica del paziente, nell'emergenza-urgenza permette agli operatori di inquadrare pazienti a loro sconosciuti, nella continuità assistenziale consente a diversi operatori che hanno già in carico un paziente di conoscere le iniziative diagnostiche e terapeutiche dei colleghi, nelle attività gestionali e amministrative permette di condividere tra operatori le informazioni amministrative a esempio su prenotazioni di visite specialistiche, ricette ecc. od organizzativo-ausiliarie per le reti di supporto ai pazienti nelle cronicità o in riabilitazione. Il Fse è costituito da un nucleo minimo di documenti necessari (referti, verbali di pronto soccorso, lettere di dimissione, profilo sanitario sintetico) e da documenti integrativi che permettono di ampliare il suo utilizzo per garantire la continuità assistenziale. Il nucleo minimo deve essere disponibile a livello regionale, gli altri documenti possono diventare componente integrativa del Fse in base alle scelte regionali e in funzione del livello del processo di digitalizzazione o delle politiche regionali rivolte verso determinati aspetti della salute.
Valutazione dei piani regionali di prevenzione
il documento detta i criteri per la valutazione dei piani di prevenzione regionali 2010-2012 (Prp) messi a punto in base al Piano nazionale prevenzione 2010-2012. Per il 2010 oggetto della valutazione è il piano formalmente adottato dalla Regione, per gli anni successivi saranno valutati stato di avanzamento e risultati ottenuti da questo. A valutare i piani sarà la direzione operativa del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) che si avvarrà di un nucleo di valutazione interno. Per il primo anno la valutazione ex ante dovrà verificare la continuità con il Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2005-'07; lo sviluppo di ciascuna delle macroaree del Pnp; lo sviluppo di un congruo numero di linee di intervento con il coinvolgimento di una quota significativa del target potenziale, fatta salva l'inclusione dell'intervento stesso nei Lea o negli altri atti di pianificazione regionale e nazionale; la messa a regime delle attività di sorveglianza previste dal Pnp e la correttezza metodologica. Per gli anni successivi (valutazione di processo) la valutazione avrà come obiettivo quello di monitorare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi definiti all'interno della proposta progettuale: gli interventi dovranno quindi essere realizzati secondo quanto previsto dal piano stesso, e l'eventuale scostamento tra i risultati e gli obiettivi previsti non dovrà superare un livello condiviso di accettabilità. Per quanto riguarda la tempistica della certificazione 2010, la direzione operativa concluderà il processo di valutazione, dopo una fase di interlocuzione con i coordinatori operativi dei Prp, entro il 31 marzo 2011. Precondizione per la certificazione 2010 è che il piano regionale sia stato adottato entro il 31 dicembre 2010 e trasmesso entro il 15 gennaio 2011 alla direzione operativa del Ccm.
Piano oncologico nazionale
Il Piano oncologico nazionale - che in realtà si chiama " Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro per il 2011-2013" -
dichiara guerra ai " viaggi della speranza" e riconosce esplicitamente la necessità di porre rimedio al gap che continua a spaccare l'Italia. Uno squilibrio che si riflette nell'epidemiologia: al Nord ci si ammala di più, ma la mortalità rallenta; al Sud i malati sono di meno ma i decessi aumentano.
Gli scenari disegnati dal Piano - che arriva a distanza di ben dieci anni dall'ultimo, approvato nel 2001 dall'allora ministro Umberto Veronesi, e che adesso deve passare al vaglio delle Regioni - sono sostanzialmente quattro: la prevenzione, il percorso del malato oncologico nel Servizio sanitario nazionale, il rinnovo tecnologico delle attrezzature e l'innovazione.
Quest'ultima, in realtà, è il filo conduttore del documento, che ripone nelle tecnologie la speranza di potenziare l'efficacia e l'efficienza delle cure. Rintracciando però nel modello organizzativo della «rete» la strada principe per garantire ai malati un'assistenza di qualità.
Piano nazionale riabilitazione
Il Piano di indirizzo sulla riabilitazione messo a punto dal ministero della Salute poggia su quattro cardini: continuità delle cure, piano riabilitativo individuale per tutti i pazienti, dipartimento di riabilitazione in ogni Asl per governare le cure che verranno e un team riabilitativo da affidare alla guida di un medico specialista in riabilitazione.
L'obiettivo è quello di superare un nodo " storico" della riabilitazione: la frammentarietà di cure, fatta spesso di prestazioni e prescrizioni redatte da medici e specialisti diversi in momenti e strutture differenti se non addirittura in città diverse, ma sempre per lo stesso problema riabilitativo di un solo paziente. Tutto ruota attorno alla «presa in carico dell'utente» e all'erogazione degli interventi secondo «definiti programmi riabilitativi all'interno di uno specifico Progetto riabilitativo individuale».
Aggiornata il 16 maggio 2013