Censis: un'indagine sullo stato della sanità nel paese
16 marzo 2012
Più spesa privata meno qualità dei servizi in sanità. E' uno degli aspetti che emerge da un'indagine del Censis condotta nel febbraio scorso. Ancora: il 57% circa degli italiani è per l'attribuzione di maggiori responsabilità alle Regioni in materia sanitaria. In aumento il numero di coloro che ritengono peggiorato negli ultimi anni il proprio sistema sanitario regionale. La notizia nella newsletter " Regioni. it".
Roma, 16 marzo 2012 - Sono stati diffusi recentemente i risultati di un'indagine ad ampio spettro sulla sanità nel nostro Paese condotta dal Censis (Centro studi investimenti sociali).
Tra gli aspetti analizzati, quello delle risorse destinate alla sanità e agli effetti che la crisi e il conseguente contenimento dei budget pubblici ha prodotto nel rapporto che abbiamo con la nostra salute.
In particolare, dopo i tagli alle risorse, la spesa pubblica risulta essere sempre meno adeguata ai bisogni sanitari dei cittadini che invece si rivolgono di più alla sanità privata.
Gli italiani - si legge nel rapporto - spendono di tasca propria 30,6 miliardi di euro (+8% rispetto al periodo 2007-2010). E ancora: per il 55,3% degli intervistati, il Servizio sanitario della propria regione è rimasto uguale negli ultimi due anni, per il 31,7% è peggiorato (erano il 21,7% nel 2009), mentre per il 13% è migliorato (erano il 20,3% nel 2009). Coloro che si esprimono nei termini di un peggioramento sono più numerosi nelle regioni del sud (38,5%).
Dall'indagine risulta inoltre che continua a riscuotere un sostegno maggioritario tra i cittadini italiani (pari al 57% circa), il fatto dell'attribuzione alle Regioni di maggiori responsabilità in materia di sanità. Quanto alle ragioni del sostegno al federalismo, il 36,6% degli italiani sostiene che esso consente di creare una sanità più vicina alle esigenze delle popolazioni locali ed il 16% che rappresenta un modo per responsabilizzare maggiormente gli attori del sistema.
Dalla ricerca emerge, inoltre, che per i cittadini italiani il futuro della sanità è segnato da due paure principali: quella di un'accentuazione delle differenze di qualità tra le sanità regionali (35,2%) e quella dell'interferenza della politica che può danneggiare in modo irreparabile la qualità della sanità (35%).
L'indagine del Censis (15 marzo 2012)
La notizia pubblicata nell'ultimo numero della newsletter " Regioni. it":
(www.regioni.it) Più spesa privata, meno qualità servizi in sanità. Lo sostiene una ricerca del Censis. Dopo i tagli alle risorse la spesa pubblica è sempre meno adeguata ai bisogni sanitari dei cittadini, ma nel contempo la spesa privata è sempre più alta. E sempre secondo gli intervistati dal Censis, peggiora la qualita' della sanita' soprattutto nelle Regioni dove i tagli sono maggiori.
Gli italiani spendono di tasca propria 30,6 miliardi di euro, una cifra aumentata dell'8% rispetto al periodo 2007-2010.
Si tratta di una indagine realizzata dal Censis nel mese di febbraio 2012 e secondo questi dati:
- il 58,4% valuta come adeguati i servizi sanitari della propria regione, contro il 41,6% che li reputa non adeguati (tab. 5);
- per il 55,3% degli intervistati il Servizio sanitario della propria regione è rimasto uguale negli ultimi due anni, per il 31,7% è peggiorato (erano il 21,7% nel 2009), mentre per il 13% è migliorato (erano il 20,3% nel 2009). Coloro che parlano di peggioramento sono il 18% in più di coloro che parlano di miglioramento.
Coloro che si esprimono nei termini di un peggioramento sono più numerosi nel Meridione (38,5%) e al Centro (34,2%) rispetto al Nord-Ovest (21,2%) e al Nord-Est (15,6%); ed anche la percentuale di coloro che al Sud e nelle isole segnalano performance sanitarie in miglioramento è più bassa (pari al 7%) che al Nord, dove sono il 9,7% al Nord-Ovest e addirittura oltre il 32% al Nord-Est ad esprimersi in tal senso. Inoltre oltre il 38% degli intervistati delle Regioni in Piano di rientro afferma che la sanità della propria regione è peggiorata rispetto ai due anni precedenti, e solo il 7,6% dichiara che è migliorata (con un saldo tra miglioramento e peggioramento molto negativo, pari al -31%).
Mentre la sanità delle Regioni senza Piani di rientro ha invece subito un peggioramento secondo il 23,3% dei cittadini intervistati, mentre per il 19,4% ha beneficiato addirittura di un miglioramento.
" I mutamenti relativi al biennio precedente possono essere utilmente letti anche alla luce delle valutazioni in merito all'adeguatezza complessiva dei servizi sanitari della propria zona: infatti, nelle Regioni in Piano di rientro è il 42,2% dei cittadini a dichiarare che i servizi sanitari risultano adeguati, mentre nelle altre Regioni è oltre il 72% della popolazione a ritenerli adeguati".
Per quanto riguarda la mobilità sanitaria dei ricoveri ospedalieri:
- nell'8,8% dei casi dipende da fattori inevitabili, come la assenza di particolari prestazioni nella regione di residenza, una fisiologica mobilità transfrontaliera e cause contingenti (come gli eventi patologici durante un soggiorno in un'altra regione);
- nel 91,2% dei casi da fattori che sarebbero evitabili, come in particolare l'esigenza di livelli qualitativi migliori di quelli presenti in loco (strutture, medici, rapporti umani, 66,2%), condizionamenti pratico logistici (conoscenze, facilità di accesso, familiari sul posto, 30,9%) e ritardi e tempi di attesa (26,2%).
" In futuro però la mobilità tra le regioni, il cosiddetto turismo sanitario, magari nelle sue versioni low cost, rischia di diventare ancora più massiccia, configurandosi sempre più come un meccanismo spontaneo di correzione delle disparità territoriali nell'accesso a cure di qualità attraverso il trasferimento in altra regione".
Inoltre dai dati dell'indagine Monitor Biomedico 2011 emerge che l'attribuzione alle Regioni di maggiori responsabilità in materia di sanità continua a riscuotere un sostegno maggioritario tra i cittadini italiani (pari al 57% circa), anche se meno intenso rispetto a un paio di anni fa.
Si tratta però di un supporto territorialmente marcato, con quote più alte di favorevoli al Nord-Est (73,4%), al Centro (57,9%) e, in misura minore, al Nord-Ovest (54,2%) rispetto al Sud-isole (50,1%).
Quanto alle ragioni del sostegno al federalismo, il 36,6% degli italiani sostiene che esso consente di creare una sanità più vicina alle esigenze delle popolazioni locali ed il 16% che rappresenta un modo per responsabilizzare maggiormente gli attori del sistema. I contrari (complessivamente pari al 30,5%) ritengono che vi sia il rischio che in alcune regioni i costi a carico dei cittadini divengano eccessivi (11,0%), nonché quello che si accentuino le differenze di contribuzione alla sanità nelle varie regioni (10,4%). " Altro tema chiave è quello del rapporto a livello regionale tra finanziamento e spesa, ovvero la questione se e in che misura la spesa sanitaria pubblica di una regione debba essere finanziata con tassazione propria o con forme di ridistribuzione a livello nazionale secondo una logica perequativa".
Il 60% degli italiani è contrario ad una sanità finanziata dalla sola tassazione locale, quota che cresce rispetto al 2009 (quando era pari al 55,1%); le ragioni della contrarietà all'" autarchia" finanziaria delle sanità regionali sono individuate nel fatto che la tutela della salute viene considerata un diritto che va garantito dallo Stato anche con la redistribuzione delle risorse (opinione condivisa da quasi il 40% degli italiani), e nel fatto che a pagare le conseguenze di una sanità inadeguata sarebbero solo i poveri delle regioni più deboli, giacché i più benestanti possono permettersi di andare altrove.
L'autarchia finanziaria delle Regioni in sanità trova una maggioranza di favorevoli solo nel Nord-Est, dove è superiore al 57%, con oltre il 43% che lo ritiene un modo per responsabilizzare ciascuno a spendere solo quello che può permettersi, ed un ulteriore 13,8% che ritiene che in questa fase le risorse siano poche e non vi sia spazio per la solidarietà tra di esse.
Nelle altre tre macroaree prevalgono i contrari alla autonomia regionale, con quasi il 53% nel Nord-Ovest, oltre il 65% al Centro ed oltre il 72% al Sudisole.
Nelle Regioni in Piano di rientro, oltre il 73% degli intervistati si dichiara contrario alla autonomia della sanità regionale, mentre nelle Regioni non in Piano di rientro la maggioranza è contraria, ma con un'intensità nettamente inferiore (il 52,7%).
Infine dalla ricerca condotta emerge che per i cittadini il futuro della sanità è segnato da due paure principali: quella di un'accentuazione delle differenze di qualità tra le sanità regionali (35,2%) e quella dell'interferenza della politica che può danneggiare in modo irreparabile la qualità della sanità (35%); seguono il timore che i problemi di disavanzo rendano indispensabili robusti tagli all'offerta (21,8%); che non si sviluppino le tipologie di strutture e servizi necessarie, come l'assistenza domiciliare territoriale (18%); e che l'invecchiamento e la diffusione delle patologie croniche producano un sovraccarico di strutture e servizi (16,3%).
Aggiornata il 16 maggio 2013