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III Comm: parere legge 13, riorganizzazione ospedali

23 febbraio 2011

L'esame della relazione sulle politiche di revisione della rete ospedaliera in Friuli Venezia Giulia in attuazione della legge regionale 13 del 1995, condotta dal Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione (organismo tecnico) tramite i consiglieri Stefano Pustetto (SA-SEL) - promotore della necessità di svolgere una valutazione - e Antonio Pedicini (Pdl), per verificare se il provvedimento abbia raggiunto o meno i suoi obiettivi, è stata oggetto dei lavori dalla III Commissione consiliare presieduta da Giorgio Venier Romano (UDC), presente l'assessore alla salute Vladimir Kosic.

Lungo e articolato il percorso della relazione, costruito con una serie di approfondimenti in successione dal 2009 per acquisire i dati ed elaborarli, quindi, in maniera utile e omogenea ai fini di una valutazione, e Pustetto e Pedicini, che ne hanno seguito l'intera dinamica, saranno anche relatori per l'Aula quando il documento sarà portato all'attenzione dell'Assemblea.

La legge era nata per riorganizzare la rete ospedaliera riducendo il numero degli ospedali pubblici sul territorio regionale, dei posti letti e del tasso di ospedalizzazione, potenziando i servizi di assistenza e cura extraospedaliera, organizzando i nosocomi pubblici per dipartimenti, mettendo in comune spazi, risorse e personale.

Dopo 15 anni dal varo, l'offerta di posti letto si è quasi dimezzata, il numero degli ospedali si è ridotto sebbene permangano ospedali con meno di 120 posti letto, il tasso di ospedalizzazione si è notevolmente abbassato passando da circa 212 ricoveri ogni 1000 abitanti a quasi 160, che era il target imposto dalla legge, e in molti ospedali il tasso di occupazione posti letto resta sotto l'80% fissato dalla legge 13. Quasi tutti gli ospedali rispettano il target delle 10 giornate di degenza media (solo gli Ospedali riuniti di Trieste presentano un valore leggermente superiore); la chiusura di alcuni reparti di chirurgia e ostetrica ha innalzato il tasso operatorio e il numero dei parti effettuati ogni anno negli ospedali, anche se strutture come Cattinara, Gorizia e Palmanova continuano a presentare un tasso di poco sotto la soglia.

Il modello dei trapianti si distingue per l'alto numero di donatori utilizzati (35,2 per milione di abitanti nel 2009) ponendo il Friuli Venezia Giulia al primo posto in Italia, a fianco della Toscana (35,4).

Invece l'applicazione del modello dipartimentale presenta ancora molte lacune e, per quanto riguarda l'obiettivo della legge di mantenere la spesa ospedaliera entro il 55% della spesa sanitaria di parte corrente, a 15 anni di distanza è ancora difficile stabilire se questo target sia davvero stato raggiunto.

Su questi aspetti si è soffermato dapprima Pustetto nel corso della sua puntuale analisi dei risultati della missione valutativa che, oltre a esaminare il raggiungimento dei target assegnati, analizza il rapporto tra ospedale e territorio, l'attuazione dei dipartimenti e il sistema regionale dei trapianti, e delinea alcune indicazioni utili al dibattito attorno all'eventuale modifica della legge 13.

Pustetto ha ricordato le resistenze nate intorno alla 13, sottolineando che a guidare le chiusure sono stati parametri numerici rigidi, mentre assumere il dato numerico da solo è sbagliato - ha affermando argomentando in merito ai diversi aspetti (dai posti letto al tasso di ospedalizzazione e di occupazione letti, ai parti cesarei, ai tassi operatori, ai punti nascita, con la necessità comunque di incrociare i dati con quelli dei reingressi dei pazienti e con altri parametri) e sottolineando che non è ancora chiaro se il raggiungimento degli obiettivi dal punto di vista numerico ha portato a ridurre effettivamente la spesa. Per questo occorre una valutazione corretta dei due bilanci, di sanità ospedaliera e territoriale.

Pedicini dal canto suo si è soffermato sull'importanza di gestire la situazione, sottolineando che l'obiettivo, allora come oggi, è di rendere efficiente la spesa. La legge 13 ha cercato di rimediare agli errori che si erano affastellati nel tempo, e oggi vanno tratti gli insegnamenti e compiere scelte. Personalmente i risultati della 13 sono sufficienti, data la situazione. Essa ha posto un argine. Su alcuni aspetti occorre far maturare un processo evolutivo spostando sempre più l'attenzione dalle tecniche al paziente.

Kosic infine, sottolineato che l'ospedale non è più l'unico luogo ove si cura, ha evidenziato che questa legge è stato il telaio su cui si è lavorato in questi anni e ha dato risultati positivi. Certo alcuni indicatori sono cambiati e un parametro non va isolato dagli altri. Ad esempio la 13 ha dato il via allo sviluppo del settore riabilitativo (trasformazione del Gervasutta) ha detto l'assessore che ha posto l'accento anche sulla sostenibilità: non si tratta di economizzare, ma di stabilizzare. E il Piano sociosanitario 2010-2012 parte proprio dalle criticità rilevate dal Piano precedente. Quanto ai bilanci, serve il controllo di gestione economica che in questa regione è fatta con capacità di dettaglio. Si va verso la riduzione della spesa in fase acuta, ma si guarda anche ad altri bisogni di salute più complessi, cercando nuovi indicatori per garantire appropriatezza e adeguatezza organizzativa. Il numero di accessi non può essere il parametro di quanto si produce in salute.

Aggiornata il 16 maggio 2013