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Intervento Direttore centrale per la Salute e Protezione sociale

Come guardare il sistema Salute e Protezione sociale del Friuli Venezia Giulia dopo le giornate di studio a Brussels del 14-16 maggio organizzate da Federsanità e Regione Friuli Venezia Giulia

 Indubbiamente l’ottimo lavoro della Dott.ssa Luisa Poclen e del Dott. Giorgio Perini dell’Ufficio di collegamento di Brussels (Direzione centrale relazioni internazionali, comunitarie e autonomie locali) nonché del Dott. Roberto Brancati (Direzione centrale salute protezione sociale) ha lasciato il segno. La scelta degli interlocutori ed i temi trattati hanno fatto riflettere i partecipanti che si sono interrogati sul ruolo e sulle opportunità derivanti dai programmi comunitari rispetto al quadro strategico regionale ed al lavoro di ogni giorno. Il viaggio di ritorno era un continuo confronto sulle informazioni raccolte e sui possibili programmi europei da realizzare, segno di grande partecipazione, entusiasmo e forte potenzialità.

In realtà, secondo alcuni per fortuna, secondo altri per sfortuna, gli stati membri non hanno grandi vincoli nell’adottare e realizzare le politiche europee in tema di salute e protezione sociale, che pure sono molto ben definite. Nella maggior parte dei casi le politiche dell’Unione europea riescono ad essere solo un indirizzo, un suggerimento. L’eterogeneità degli interessi in gioco e la diversità del quadro politico dei diversi stati consentono di rendere cogenti solo alcune norme di interesse transnazionale o quelle ampiamente accettate e non differibili (pensiamo alla “mucca pazza”).

Lo sviluppo europeo delle politiche della salute e della protezione sociale passa invece attraverso l’elaborazione di strategie e di programmi che hanno carattere “alto”, cioè non toccano aspetti attuativi in quanto essi troverebbero seri ostacoli per la condivisione. Nascono così 8 programmi verticali di sviluppo (Salute mentale, AIDS, tubercolosi ecc.), vengono prodotti indirizzi per i determinanti sanitari della salute e vengono lanciati numerosi programmi e strategie sociosanitarie tutti molto interessanti e condivisibili (minacce per la salute, inclusione sociale, cooperazione, reddito minimo, occupazione, famiglia ecc.). Per favorire l’attuazione di questi piani e promuovere lo sviluppo e la ricerca, l’Unione europea agisce su molteplici livelli: il coordinamento con il quadro strategico nazionale, la promozione della ricerca, il finanziamento di piani, di programmi e progetti specifici ecc.

La struttura che sostiene queste attività è consistente, al SANCO (Directorate General for Health and Consumer Affaire) lavorano 800 persone ed in più vi sono 4 agenzie esterne tra cui una in Italia (Parma).

In questo scenario le Regioni d’Europa hanno un ruolo importante specie quando (come in Italia) godono di autonomia nella predisposizione dei Piani sanitari e sociali e, a maggior ragione, quando (come il FVG) sono a statuto speciale e fuori dal Fondo sanitario nazionale.

Le opportunità quindi sono molte, addirittura frastornanti: visitando i siti dei programmi dell’Unione europea si vede che l’offerta di informazioni e di bandi è vastissima. E’ difficile orientarsi e cogliere le opportunità; per esempio, le iniziative per l’obesità sono nei programmi per l’alimentazione e non in quelli per la salute, le iniziative sulla sanità elettronica non sono in sanità ma nella ICT, le nanotecnologie non sono nell’industria ma nella sanità. Per questo sono sorte iniziative di orientamento, di sintesi, di discussione. Durante la visita è stato illustrato il portale www.errin-brussels.org, miniera di informazioni per l’area della ricerca della UE. Sono sorte anche alleanze, infatti tra gli operatori dei diversi stati o delle diverse regioni presenti a Brussels c’è un patto di mutuo aiuto, di segnalazioni, di collaborazione; si è creata una rete informale di collegamento.

Alcune regioni hanno deciso di investire molto in queste opportunità, il Veneto ha una ventina di persone che, a vari livelli, si occupano delle occasioni offerte dai programmi europei.

Paradossalmente, in questa enorme complessità di strutture, opportunità ed informazioni, l’accesso è facile ed insolito: esistono figure professionali di connessione che hanno l’obiettivo di facilitare i contatti, di coordinare le attività, di creare “lobbying”. Sì, a prima vista a qualcuno sembra strano, ma a livello europeo l’attività di lobbying è istituzionale, trasparente e addirittura inserita nei programmi UE. In fondo non c’è niente di male se qualcuno parla bene di qualcosa, se cerca di farsi conoscere, se cerca di convincere gli altri della bontà del proprio progetto. Sembra che, 8 volte su 10 la cordata di istituzioni che partecipa ai bandi si sia già costituita prima dell’uscita del bando ed i contenuti del bando siano stati in precedenza ampiamente discussi e condivisi con alcuni dei partecipanti al bando stesso. Il tutto è noto ed auspicato. Ciò che conta è l’idea, il programma, il progetto. Prima di lanciarsi in un’attività è utile un incontro con i funzionari europei per presentare il progetto e sentire la loro opinione riguardo l’opportunità di procedere o meno. Anche in assenza di conoscenze o contatti è possibile semplicemente telefonare o mandare una E mail per un appuntamento. Dicono che c’è la massima disponibilità agli incontri.

Dunque, innanzitutto l’idea, la strategia, i programmi, i partner, la collaborazione con gli altri stati. Nel confronto avvenuto a Brussels con i programmi di Spagna, Danimarca, Francia e Svezia il FVG esce perfettamente allineato sia come “lanci” che come criticità da risolvere ed esistono ampi spazi di collaborazione e partenariato su molti temi. Le politiche europee sulla salute e protezione sociale sono perfettamente recepite nella programmazione del FVG che, come nel caso dei programmi per l’inclusione sociale o per il reddito di cittadinanza, si trova già nella fase attuativa di strategie che a livello europeo sono viste ancora come auspici.

Alla luce di tutto questo, guardando indietro e valutando le esperienze passate e le partecipazioni ai programmi europei e ad altri programmi di sviluppo (dalla ricerca alla innovazione), si osserva nel FVG una frammentazione delle iniziative regionali, che appaiono poco coordinate e non sempre allineate alla realizzazione della strategia regionale; esse sembrano frutto più di iniziative di singole istituzioni che il risultato di una promozione e regia regionale.

In questa prospettiva, la Direzione centrale salute e protezione sociale ha prodotto un piano strategico che è stato presentato a Brussels. L’obiettivo è di creare innanzitutto una rete di collaborazione tra i diversi attori che include anche la struttura della Direzione centrale relazioni internazionali, comunitarie e autonomie locali. Con questa rete si intende promuovere la partecipazione ai programmi comunitari lasciando, da una parte la massima autonomia alle Aziende ed agli Enti locali di sviluppare i propri specifici programmi e dall’altra, orientando attivamente le iniziative sui grandi temi strategici della Regione (sostenibilità della spesa sociosanitaria, inclusione sociale, sviluppo di comunità, promozione della salute, efficacia e sicurezza delle cure, ruolo internazionale). Questo significa creare a livello regionale linee partecipate di sviluppo, leadership e sostegno in grado di attingere alle più ampie possibilità di finanziamento e collaborazione (fondi e programmi europei, fondi nazionali per la ricerca scientifica, progetti regionali di innovazione e ricerca), sapendo che l’obiettivo prioritario non è quello di partecipare ai progetti europei ma è quello di realizzare la progettualità strategica regionale sviluppando reti di collaborazione ed operando con partner nazionali ed internazionali.

Aggiornata il 20 maggio 2013