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SanitÀ, i conti in rosso 54 euro di debito a testa

Focus Salute e sprechi
Le cifre del

7 giugno 2008

Nessuno escluso, nemmeno i neonati. L’anno scorso ogni italiano ha accumulato senza saperlo un piccolo debito. Non le rate della macchina o il mutuo da pagare. Ma la spartizione, alla maniera di Trilussa, del disavanzo della Sanità pubblica: 54 euro a persona solo nel 2007 per un totale di 3 miliardi e 169 milioni. È una delle spese più importanti del bilancio dello Stato perché mette a disposizione le risorse necessarie per garantire la salute dei cittadini. Ed è anche una delle più pesanti: sempre nel 2007 ha raggiunto i 102 miliardi e 519 milioni di euro. Il 6,7 per cento del nostro Pil, cioè della ricchezza prodotta in un anno da tutto il Paese, il triplo della manovra annunciata dal governo per i prossimi tre anni. Oppure, se preferite, 20 volte il costo della linea ferroviaria ad alta velocità nel tratto più difficile, quello tra Firenze e Bologna tutto viadotti e tunnel. Ed è una voce che continua a crescere anche se non più ai ritmi di una volta: più 2,9 per cento rispetto al 2006 contro il boom del 7,3 per cento registrato nel 2005.

Le Regioni

Se non guardiamo più l’Italia dall’alto e avviciniamo gli occhi alla cartina scopriamo che la situazione cambia di parecchio a seconda dei casi. L’ultimo rapporto sulla finanza pubblica dell’Isae, Istituto di studi e analisi economica, ribalta antiche convinzioni: la spesa pro capite più bassa è in Calabria, con 1.581 euro a persona, quella più alta nella provincia autonoma di Bolzano con 2.202. E anche concentrandosi sul risultato finale del 2007, avanzo o disavanzo, si scopre che la classica divisione Nord—Sud funziona ma non troppo. Sono otto le Regioni in piena regola, che cioè hanno chiuso i conti della Sanità senza spendere tutti i soldi messi a disposizione. Al primo posto c’è la Toscana con un avanzo di 95 milioni di euro, poi le Marche e il Friuli Venezia Giulia con 24, seguite proprio dalla provincia di Bolzano (17) che a testa spenderà pure parecchio ma è in grado di coprire i costi. Restano sopra la linea di galleggiamento anche Umbria, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Tutti gli altri hanno speso più di quello che avevano in cassa, comprese Regioni solitamente virtuose come la Liguria, il Piemonte e la Val d’Aosta. Anche se a pesare davvero sono Lazio, Campania e Sicilia: in tre coprono l’83 per cento di tutto il disavanzo nazionale.

Medicine e posti letto

I due elementi che pesano di più sono proprio questi due: spesa per farmaci e numero di posti letto per abitante. Sempre secondo l’ultimo rapporto dell’Isae, la spesa per l’acquisto di beni e servizi, circa un terzo sono medicine, è cresciuta a livello nazionale di quasi il 10 per cento nell’ultimo anno. Sembra un fenomeno inarrestabile. E coinvolge tutti: sia le Regioni virtuose come le Marche sia quelle messe peggio come il Lazio. Il numero dei posti letto, invece, è un indicatore più fedele dell’equilibrio economico. Più alto nelle Regioni in deficit, più basso in quelle in avanzo. Ogni mille abitanti ce ne sono 4 negli ospedali pubblici del Lazio, 4,1 in quelli dell’Abruzzo, due tra le Regioni messe peggio. Contro i 3,8 e i 3,7 della Toscana e delle Marche che invece sono in regola. Ma ci sono le eccezioni. Come i pochi posti letto della Sicilia (3,3 ogni mille abitanti) che pure è in deficit, e il numero altissimo della provincia di Trento (4,2) che invece ha i conti a posto.

Cliniche private

Un altro criterio possibile per capire perché c’è chi spende troppo è il numero di posti letto nelle cliniche convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. Strutture private, conto pagato dallo Stato. Non è forse un caso se la Regione con il buco di bilancio più profondo, il Lazio, è anche quella con il più vasto parco cliniche d’Italia: ogni mille abitanti 1,7 posti letto contro una media nazionale di 0,9. Un terzo dei posti letto disponibili in tutta la regione è proprio nelle strutture private convenzionate. Un rapporto senza pari in tutta Europa. Ed è inevitabile pensare ad Alberto Sordi, al suo dottor Guido Tersilli che, una volta fatta carriera, proprio a Roma era diventato «primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue». Anche la Campania è sopra la media nazionale con 1,1. Mentre Regioni con i bilanci in ordine come il Veneto o l’Umbria sono molto meno generose quando devono accreditare le strutture private: 0,3 posti letto ogni mille abitanti.

Gli osservati speciali

L’anno scorso le sei Regioni messe peggio (Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Liguria e Abruzzo) si sono impegnate a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2010. Per questo hanno ricevuto risorse aggiuntive (3 miliardi di euro) in modo da ripianare i vecchi debiti. Hanno accettato di utilizzare proprio per la Sanità gli aumenti delle addizionali regionali su alcune tasse come l’Irap e l’Irpef. Hanno cercato di ridurre le spese per il personale con il blocco del turn over, cioè non rimpiazzando i dipendenti che vanno in pensione. Mentre sulla riduzione del numero dei posti letto, specie per le strutture private, è lo stesso rapporto Isae a definire «molto lontane dall’avvio le misure strutturali ampiamente previste dai piani di rientro». In tutte e sei le Regioni il disavanzo è nettamente diminuito rispetto all’anno precedente: più che dimezzato in Campania e Molise, quasi dimezzato in Abruzzo e Liguria, taglio intorno al 25 per cento per Lazio e Sicilia. Ma l’obiettivo del pareggio nel 2010 è ancora lontano. Solo due giorni fa il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha ipotizzato il commissariamento e il ritorno alle urne come «punizione» per quelle Regioni che non riusciranno a centrare l’obiettivo. Ma sono tutte a dover stare attente. In tempo di stretta sulle spese si ipotizza un taglio di 3 miliardi di euro ai fondi per la Sanità: tre miliardi, proprio quanto abbiamo speso in più l’anno scorso.

Lorenzo Salvia

07 giugno 2008

Aggiornata il 16 maggio 2013