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Proposta di legge sull liste di attesa : audizioni in iii commissione

29 gennaio 2009

(ACON) Trieste, 29 gen - RC - Giornata dedicata alle opinioni del mondo sanitario regionale pubblico e privato, per la III Commissione consiliare presieduta da Giorgio Venier Romano (UDC) e impegnata nell'analisi di due proposte di legge (la numero 3 di Roberto Asquini del Gruppo Misto e la numero 44 del gruppo PdL, primo firmatario Massimo Blasoni) inerenti la riduzione dei tempi delle liste d'attesa per le prestazioni sanitarie.

I punti salienti dei due provvedimenti possono essere così riassunti: il n. 3 prevede che qualora un cittadino abbia una prenotazione che supera i 90 giorni di attesa, può effettuare la prestazione presso un'altra struttura regionale, anche privata purché certificata o accreditata, che la garantisca entro 80 giorni, oppure può chiedere alla struttura pubblica la prestazione in regime di libera professione pagando solo il ticket.

Il n. 44 parla di responsabilità delle Aziende sanitarie nel definire le sedi dove le prestazioni devono essere eseguite, nel pagare le prestazioni al cittadino costretto a rivolgersi altrove, nell'attivare le apparecchiature per 12 ore al giorno 6 giorni su 7; responsabilità dei direttori generali nel far rispettare tempi congrui pena il decurtamento del 25% del loro compenso integrativo; responsabilità dei medici generali e dei pediatri di libera scelta a richiedere solo prescrizioni appropriate; responsabilizzazione del cittadino attraverso il rimborso della prestazione nel caso in cui non si presentasse all'esame senza adeguato motivo.

Finalità condivisibili a detta di tutti i presenti intervenuti, ma levata di scudi e rimpallo dove le proposte affermano che va aumentata l'offerta per arginare la domanda. Si deve accentuare l'aspetto dell'appropriatezza delle prescrizioni - hanno detto i direttori delle ASS. Non c'è dottore che richieda prescrizioni inutili - hanno risposto i rappresentanti dei medici di base. Semmai - hanno suggerito tutti - educhiamo i cittadini a non pretendere esami inutili. E anche portare l'uso delle attrezzature a 12 ore per 6 giorni non darà - a loro dire - i risultati sperati ma solo un aumento insostenibile dei costi, sino a 1,5 milioni di euro in più all'anno, per pagare più medici, più radiologi, più infermieri, tutti professionisti oltretutto difficilmente reperibili sul mercato.

Il territorio regionale non registra gravi attese - hanno aggiunto un po' tutti pur ammettendo alcuni casi particolari (ad esempio per colonscopie, endoscopie e radioterapie) - e si sta già facendo tutto quanto è in nostro potere. Ciò che non si fa è perchè mancano i fondi adeguati. Anche comprimere l'attività di libera professione dei medici non porterebbe alcun vantaggio anche perché si tratta di una parte marginale della loro attività. Certo che - ha ammesso qualcuno - è difficile rendere appetibile un lavoro quando un medico si paga 60 euro all'ora contro le 80/100 che può guadagnare in mezz'ora di prestazione privata.

Se poi c'è chi ha fatto presente che la vera emergenza è la mancanza di letti per alcuni reparti, altri hanno sottolineato alcune imperfezioni tecniche e nell'uso del termine emergenza, piuttosto che un'eccessiva genericità nel parlare di area vasta.

La seconda fase delle audizioni ha visto i commenti dei sindacati dei medici generali e specialistici e dei rappresentanti delle organizzazioni dei consumatori.

Anche da parte delle organizzazioni sindacali sono state presentate le medesime obiezioni sollevate in precedenza: posto che gli obiettivi delle leggi non possono che essere accolti, l'appropriatezza delle prescrizioni è evasa dai medici che si tutelano dalle rivalse dei pazienti con esami eccessivi; la libera professione intramuraria per lo più è marginale all'intera attività del medico; ci sono pochi tecnici ad esempio radiologi perché sono pochi i posti disponibili presso le scuole di specializzazione; devono essere garantiti i fondi che rendano attuabili le due leggi.

Per le organizzazioni dei consumatori, invece, tra le varie osservazioni si evidenzia la richiesta di un call center regionale che integri quelli esistenti; la decurtazione del premio dei direttori generali superiore al 25% per essere efficace; per responsabilizzare i cittadini, le prestazioni siano pagate anticipatamente e non alla loro fruizione. Ma c'è stato anche chi ha criticato la poca presenza, nei due testi, della figura dell'ammalato; il non tener conto che non tutte le prestazioni sono prenotabili via CUP; le apparecchiature che si vuol fare funzionare per più ore sono delicate e hanno una pesante manutenzione.

PD: Lupieri, proposta su liste di attesa solo uno spot

" Una proposta di legge non opportuna, incapace di rispondere alla giuste aspettative dei cittadini e di migliorare la qualità offerta in risposta alla domanda di salute". Il giudizio sulla proposta di legge sulle liste di attesa della maggioranza è quello di Sergio Lupieri, consigliere regionale del PD.

" L'unico merito del provvedimento - scrive - è quello di averci regalato una giornata di studio con tutti coloro che, a vario titolo e competenza, intervengono sul tema delle liste di attesa, dai cittadini agli operatori tutti. Gli interventi critici, poi, dei direttori generali hanno stigmatizzato l'iniziativa legislativa proposta dal PdL, con l'assessore alla Salute Kosic che giustifica con difficoltà la necessità di una normativa che definisce diritti e doveri.

Appropriatezza delle richieste, nuovo ruolo delle Aziende sanitarie nella riorganizzazione del governo clinico, intervento del privato accreditato, una cittadinanza attiva destinataria di diritti ma portatrice di responsabilità, attenzione al potenziamento dell'attività per esterni in strutture dedicate a esami per acuti, riduzione delle richieste con rimodulazione dei soggetti prescrittori, e via dicendo: tante proposte che non potranno trovare spazio nella proposta di legge con degli emendamenti perché una legge non può affrontare puntualmente un problema così complesso. Quindi, uno spot del PdL, che non risolverà nulla, irrigidirà il sistema, che serve solo a dare visibilità a chi lo propone.

Attendo, invece, annota ancora Lupieri, la bozza del piano triennale sociosanitario annunciata dall'assessore per maggio, per trovare in quella norma risposte adeguate e puntuali al problema dei tempi di attesa".

Aggiornata il 16 maggio 2013