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Pordenone, entro due anni i bar all’interno del ring non potranno più avere videopoker e slot

Il Messaggero Veneto

16 dicembre 2018

Entro due anni i bar dell’area interna al ring non avranno più videopoker e slot. Le sale gioco, invece, dovrebbero chiudere entro tre anni. Questo prevede la legge regionale (di luglio 2017), combinata al regolamento del Comune di Pordenone adottato anche da altre realtà, per tutti quegli esercizi troppo vicini ai luoghi sensibili.

Ma dal momento che i luoghi sensibili sono ovunque a Pordenone – scuole, ospedali, case di riposo, ma anche bancomat e compro oro se la legge sarà rispettata, l’azzardo dovrebbe sparire dal territorio della provincia e della regione.

 

TEORIA E PRATICA

Fin qui la teoria, ma la pratica insegna che per completare il percorso servirà un impegno molto maggiore e non solo da parte dei Comuni. «Bisogna lavorare su due fronti. Con i Comuni per evitare che, essendoci ancora chi non ha adottato regolamenti restrittivi, ci sia il turismo dell’azzardo – spiega Emanuele Loperfido, nominato dall’Anci componente del coordinamento nazionale sul gioco pubblico e ludopatie – e poi a livello centrale per uniformare la risposta e dare anche ai Comuni piccoli la forza di agire, senza paura di generare un danno economico agli esercenti». Tra i Comuni della Provincia che ancora non hanno adottato il regolamento sui limiti di orario ci sono Zoppola, Casarsa, Roveredo in piano e questo favorisce ovviamente la migrazione dei clienti.

Il ruolo dello Stato

Come può intervenire lo Stato, ammesso che ne abbia convenienza visto che consente e promuove l’azzardo? «Il campo è delicato anche perché ci si muove nel terreno dei diritti individuali – ricorda Loperfido –. Lo Stato promuove il gioco, ma non può ignorare la spesa sociale che l’azzardopatia genera. Il tema che si porterà avanti al tavolo nazionale è la promozione di una tecnologia che, da remoto, consenta di disattivare i giochi facendo così rispettare gli orari e i limiti fissati a tutti».

Limiti all’on line

Ma ora che il gioco si sta spostando in modo spinto sulle piattaforme on line, dove è più facile non farsi riconoscere, è necessario studiare dei limiti anche per questi sistemi, compito per sua natura non tra i più facili. «Dal momento che le carte di credito intestate sono sempre legate a una identità – ha dichiarato Loperfido – si tratta di porre un termine temporale oltre il quale quella persona non può giocare più, sia on line che in un luogo fisico. Alcune piattaforme già prevedono delle limitazioni, si tratta di consolidare questo tipo di misure».
Dannati e prevenzione

A livello locale invece, oltre ad ampliare la rete dei Comuni è necessario lavorare «sulla prevenzione. Al servizio per le dipendenze arrivano persone che hanno maturato debiti anche di 100 mila euro, che hanno compromesso le sostanze della propria famiglia e la rete di relazioni. E qui purtroppo – evidenzia Loperfido – si intercetta solo la punta dell’iceberg». Ogni anno le persone prese in carico sono tra le 120 e le 150 in provincia. Tra il 2009 e il 2016, le persone che si sono rivolte al dipartimento per le dipendenze, sono state 596.

Aggiornata il 17 dicembre 2018