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Mancano addetti sanitari. Decine di case di riposo a rischio declassamento

IL PICCOLO

31 luglio 2018

TRIESTE Le case di riposo del Friuli Venezia Giulia hanno “fame” di operatori socio sanitari, figure strategiche per garantire l’assistenza agli ospiti e, soprattutto, indispensabili per ottenere l’accreditamento da parte della Regione. Il processo di riclassificazione delle residenze per anziani avviato nel 2015 dall’amministrazione Serracchiani, infatti, impone alle realtà che puntano a rientrare nel circuito delle convenzioni sia standard strutturali sia requisiti assistenziali. E tra questi, appunto, rientra anche l’obbligo di affidare la cura degli anziani ad operatori socio sanitari e non più a figure senza specifica qualifica. Di qui la corsa contro il tempo da parte dei titolari delle residenze private - un’ottantina solo nella provincia di Trieste - per riuscire ad adeguarsi e non perdere così il preziosissimo treno dell’accreditamento.

Mettersi in regola, però, è tutt’altro che facile perchè gli oss sono merce rarissima di questi tempi. La domanda, cioè, supera di gran lunga l’offerta. Una stima provvisoria fornita dagli addetti ai lavori parla di un fabbisogno di centinaia di assistenti, a fronte di una disponibilità di poche unità. «La richiesta da parte delle case di riposo e delle strutture protette per reperire queste figure è decisamente aumentata, - conferma Salvatore Guarneri, presidente di Aiop, l'associazione italiana ospedalità privata -. I concorsi pubblici hanno assorbito molti oss mettendo in crisi il sistema. Servono nuovi corsi, che tengano conto del fabbisogno regionale. Fino a quando non verranno attivati, bisognerà rivolgersi altrove. Alcune agenzie interinali stanno reclutando personale da Puglia e Campania e altre regioni meridionali».

«Ho dovuto pubblicare un annuncio su un circuito nazionale per riuscire a trovare oss - testimonia Claudio Berlingerio, titolare della residenza per anziani di Trieste Ad Maiores ma anche della Rsa Mademar -. Mi hanno risposto 247 persone, tutte dal resto d’Italia, prevalentemente dal Sud. In regione sono pochi rispetto al fabbisogno, serve un incremento dei corsi di formazione».

Nella stessa situazione si trovano i titolari di molte altre residenze del Fvg, almeno un terzo delle strutture private di Trieste. Le tre classificazioni volute dalla Regione prevedono tre tipologie di case di riposo. La prima (N1)riservata solo alle persone autosufficienti; la seconda (N2) per quelle non autosufficienti e la terza (N3) per i non autosufficienti gravi. L’80% delle residenze socio assistenziali a conduzione privata su base provinciale attualmente gode della classificazione N2. L’N1, che ha una vocazione sostanzialmente residenziale-alberghiera, ha poco mercato visto che difficilmente una persona totalmente autonoma viene sistemata in una casa di riposo. Il processo di riclassificazione si è concluso lo scorso 4 maggio. Il regolamento, al comma 9 dell'articolo 57, prevede che «entro tre mesi dal rilascio del nuovo atto autorizzativo, i titolari provvedano ad adeguare i requisiti organizzativi, gestionali, di dotazione strumentale e di personale posseduti con quelli previsti per il livello di nuova classificazione rilasciato e ne danno formale comunicazione all’Azienda sanitaria competente per territorio».

La deadline, quindi, sarebbe scaduta il prossimo 4 agosto. Un termine, però, impossibile da rispettare proprio alla luce dell’impossibilità ad assumere assistenti sanitari. Di qui la disperata richiesta d’aiuto inviata alla Regione sotto forma di lettera firmata da decine di responsabili di residenze per anziani. Un appello alla fine accolto infine dal Palazzo che, approvando un emendamento ad hoc presentato dal forzista Piero Camber, ha concesso una proroga e spostato al 31 dicembre prossimo il termine entro il quale dovrà essere inserito personale in possessore dei requisiti obbligatori richidesti.

Emendamento proroga scadenza Riclassificazione Case di riposo 

 

Aggiornata il 2 agosto 2018