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La Mal’aria diventa cronica in tempi di crisi economica

Messaggero Veneto Scuola

8 febbraio 2018

UDINE. Un’emergenza smog sempre più cronica in Italia e un elenco di città dall’aria “irrespirabile” nel 2017 tra le quali compare anche Pordenone.

Di inquinamento atmosferico si è parlato in redazione con il dottor Diego Serraino in veste di direttore del registro regionale dei tumori del Cro di Aviano proprio all’indomani della pubblicazione di Mal’aria 2018, rapporto sull’inquinamento atmosferico delle città italiane stilato da Legambiente e in contemporanea con l’incontro voluto dall’Europa per richiamare molti dei Paesi europei tra cui l’Italia, a rispettare gli accordi presi.

Un quadro negativo dunque ma per comprenderlo meglio il dottore è partito da lontano.

Fine seconda guerra mondiale: miseria, disoccupazione, necessità di sviluppo economico. Soluzione? Il progresso! Costruzioni, industrie, edifici e, finalmente, un po’ di lavoro e benessere! Ma a che prezzo? Le nuove industrie furono costruite senza alcun riguardo per l’ambiente né calcolo in termini di costi sanitari; e se ora, pur conoscendo le conseguenze di un’edilizia anti-ecologica e di uno sfruttamento eccessivo della natura, le ignoriamo per convenienza economica e politica, possiamo invece scusare ai nostri avi il delitto di allora per il suo carattere colposo.

Questa premessa storica va tenuta presente quando si parla di inquinamento: ha portato infatti a una serie di conseguenze concatenate tali da “incastrare” l’uomo tra la necessità del sistema economico e quella del sistema ambientale e sanitario.

Circa il 15% delle morti in Italia è causato dall’inquinamento atmosferico, dato per esempio dai mezzi di trasporto, dal traffico al di sopra dei limiti di legge, dalle industrie. È noto che respirare aria inquinata contribuisce all’insorgere di malattie cardiovascolari, di tumori.

L’Europa ha fatto grandi passi avanti rispetto al “problema ambiente” e continua a cercare nuove soluzioni, che però spesso gli Stati non accolgono; per esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto la diminuzione del 50% della soglia di emissione delle polveri sottili, proposta tuttavia rifiutata per questioni economiche. Noto il caso della Volkswagen, la cui alterazione dei test di verifica per il rispetto delle norme ambientali, più che a provvedimenti penali, ha portato al raddoppio del limite di smog.

«L’Europa chiama» (con voce più o meno sommessa ai vincoli economico-politici), «l’Italia risponde? » Come riporta il rapporto di Legambiente, 39 città italiane superano la soglia di polveri sottili stabilita per legge, particolarmente critica è la zona della Pianura Padana.
In Friuli Venezia Giulia le città che più contribuiscono all’inquinamento atmosferico sono Pordenone, Monfalcone e Trieste. Mentre Monfalcone raccoglie in se diversi elementi che contribuiscono all’inquinamento (centrale termoelettrica, traffico, aeroporto e porto) Trieste con la Ferriera di Servola avvelena l’aria delle zone limitrofe e dell’intera città; la zona industriale di Udine invece sembra non creare i problemi evidenziati invece nelle altre due città della regione.

Resta il fatto che a causa della vicinanza alla pianura Padana, parte del Friuli Venezia Giulia risulta una tra le aree più inquinate d’Europa.

Aggiornata il 13 febbraio 2018