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Giunta approva progetto piano sociosanitario

Udine

5 novembre 2009

Riorganizzazione dell'offerta della rete ospedaliera, istituzione di un'unica centrale operativa dell'emergenza, presa in carico integrata delle persone con malattie croniche e disabilità, ricerca di una maggiore efficienza complessiva del sistema sanitario e sociale attraverso l'adozione di criteri di gestione che consentano di eliminare inutili sovrapposizioni e favoriscano sinergie operative tra le aziende.

Sono queste le quattro direttrici strategiche del progetto di Piano sanitario e sociosanitario regionale per il triennio 2010-2012, che la Giunta regionale ha oggi approvato, su proposta dell'assessore alla Salute e Protezione sociale, Vladimir Kosic.

Quattro tematiche dominanti il cui filo conduttore consiste nel voler " garantire maggiore qualità e integrazione tra sanità e sociale a fronte di un migliore impiego delle risorse e non di una politica dei tagli", in virtù del " governo del buon senso, del rispetto dei valori che costituiscono il tessuto sociale, di un approccio verso l'utenza che mette sempre al centro la persona e mai è disumanizzato".

E', secondo l'assessore, " l'invenzione di un modo diverso di progettare e realizzare sistemi e servizi, in risposta alle reali esigenze dei cittadini". Un percorso di autentica innovazione, che è partito da un'analisi dello stato dell'arte della precedente pianificazione ed ha saputo far tesoro di tutti i più interessanti suggerimenti raccolti grazie alla consultazione avviata a febbraio con il Libro Verde, non senza dimenticare di mettere in luce alcune criticità che non mancano, pur in un complessivo contesto di una sanità di buon livello.

Il documento, approvato oggi in via preliminare, aggiorna dunque su questi quattro aspetti il precedente Piano sanitario regionale, e continua a tenere conto degli altri strumenti di pianificazione (i Piani regionali per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, delle malattie oncologiche, della riabilitazione, della prevenzione; il progetto obiettivo materno infantile e dell'età evolutiva, le linee guida per la predisposizione di PAT e PDZ; le recenti disposizioni in materia di contenimento dei tempi di attesa), già prevedendo di effettuare, nel corso del prossimo anno, una verifica ed un'omogeneizzazione di tutta la normativa pianificatoria attualmente vigente.

Ora, dopo il primo esame da parte della Giunta, il Progetto di Piano sanitario e sociosanitario 2010-2012 dovrà acquisire i pareri della Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e sociosanitaria, della competente Commissione del Consiglio regionale, nonché del ministero della Salute che deve verificarne la coerenza con gli indirizzi del Piano sanitario nazionale.

(1 - segue) ARC/PPD

LA RETE OSPEDALIERA (2)

La logica che, nella Proposta di piano sanitario e sociosanitario regionale 2010-2012, sottende alla revisione dell'offerta delle strutture ospedaliere è quella di un'organizzazione a " rete". Il che significa che ogni ospedale od Azienda deve essere non solo punto di riferimento di un territorio ma parte di un sistema, nel cui ambito a tutti i cittadini vengono garantite pari opportunità di cura, e dunque anche le funzioni più complesse, indipendentemente dalla zona di residenza. Un obiettivo raggiungibile grazie al modello " hub and spoke", ovvero all'esistenza di centri principali (gli ospedali di Udine, Pordenone e Trieste, il Gervasutta per la riabilitazione, gli Ircss Burlo Garofolo di Trieste e Cro di Aviano) cui vengono inviati dai centri periferici quei malati che presentano patologie più complesse o specifiche.

Parallelamente per ciascuna Azienda il Piano indica le funzioni che devono essere obbligatoriamente erogate, che nel tempo dovranno mantenere una serie di importanti requisiti, quali idonei volumi di attività per garantire qualità e sicurezza. Dopo di che ogni singola Azienda potrà, nell'ambito della propria programmazione, mantenere ulteriori funzioni o strutture attualmente attive ma non indicate nel Piano, purché vengano rispettate una serie di condizioni quali l'effettiva presenza di una domanda, il necessario pareggio di bilancio, il mantenimento di adeguati standard qualitativi, gli obblighi in tema di tempi d'attesa o assistenza domiciliare.

In altre parole non saranno soppresse sedi ospedaliere (che dunque rimangono quelle previste dalla legge regionale 13 del 1995) ma ci dovrà essere una riorganizzazione interna, con meno unità operative e con la messa in comune di risorse, spazi, tecnologie e personale, protocolli e percorsi diagnostici.

Il Piano non manca di poi invitare ad implementare le progettualità per la gestione della diagnostica di laboratorio, indicando comunque una riduzione delle sedi in cui vengono effettuati gli esami, e prevede che la richiesta di acquisizione di nuove tecnologie e l'utilizzo di terapie ad alto costo devono essere precedute da rigorosi studi redatti secondo i criteri dell'Health Technology Assessment, per valutarne efficacia, sicurezza, costi, impatto sociale e organizzativo.

Viene infine istituita una " Rete oncologica regionale" per garantire un equo e sostenibile trattamento delle patologie oncologiche, mentre saranno definite Linee guida regionali per il trattamento di queste patologie e verranno individuati percorsi di cura omogenei, senza squilibri territoriali.

Il tutto è guidato da una crescente attenzione al miglioramento della qualità e dell'appropriatezza delle prestazioni erogate e all'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse, che si tradurrà anche nell'aumento dei ricoveri in regime diurno (day hospital e day surgery).

(2 - segue) ARC/PPD

LA RETE DELL'EMERGENZA (3)

In tema di rete dell'emergenza, la principale novità contenuta nella proposta di Piano sanitario e sociosanitario regionale 2010-2012 consiste nella previsione di istituire un'unica centrale operativa regionale, con sede a Palmanova, affiancata a quella della Protezione civile.

Partendo da questa indicazione vincolante, entro il 2010 dovrà essere aggiornato il sistema regionale dell'emergenza, che dal 1992 si basa sul numero unico 118 per ogni esigenza di tipo sanitario.

L'obiettivo consiste di fatto nel renderlo più efficiente e più omogeneo, superando alcune criticità, legate prima di tutto ad una strutturazione delle centrali operative (attualmente sono quattro, una per ogni provincia) di fatto superata dall'evoluzione tecnologica.

A ciò si aggiunge la necessità di sviluppare procedure comuni, migliorare le dotazioni logistiche ed accrescere l'integrazione tra le attività del 118 e il modello " hub and spoke".

Sul piano più strettamente operativo, andranno fornite indicazioni per la revisione del soccorso territoriale, del sistema dell'emergenza ospedaliera e dei trasporti " secondari", per organizzare una rete che garantisca nei fatti equità nella risposta ai cittadini, elevata qualità, efficienza gestionale.

(3 - segue) ARC/PPD

PRESA IN CARICO INTEGRATA (4)

Previsione di un Fondo unico regionale sociosanitario e definizione di un " catalogo" dell'offerta di servizi. Sono queste le principali proposte del Piano sanitario e sociosanitario regionale 2010-2012, volte a realizzare la presa in carico integrata di tutte le persone con malattie croniche e disabilità, gli anziani, i non autosufficienti, superando l'attuale settorializzazione e parcellizzazione degli interventi sanitari e sociali, che le consultazioni stimolate dal Libro Verde hanno evidenziato essere le principali criticità.

E', quello perseguito dal Piano, un autentico disegno di riforma del welfare sociosanitario, un primo deciso passo verso un approccio unitario e unificante delle politiche sanitarie e sociali, che parte da una rinnovata attenzione per disabili e malati cronici ma che andrà esteso a tutti e a tutti i cicli della vita, garantendo integrazione effettiva tra servizi e continuità dell'assistenza.

Oltre a ricomporre in un unico Fondo le risorse pubbliche a disposizione, ma troppo frammentate, e a elencare con chiarezza, in un Catalogo, i diversi servizi che il Sistema sanitario e sociale saprà offrire, il Piano intende anche raccordare i percorsi di valutazione e presa in carico con quelli che accertano le condizioni di invalidità, anche ai fini dell'inserimento lavorativo.

Non manca, poi, la volontà di superare, in collaborazione con gli Enti locali e i diversi portatori di interesse, l'attuale dicotomia tra Piani delle attività territoriali (PAT) e Piani di Zona (PDZ) per convergere sulla redazione di un unico " Piano locale" in favore delle persone con disabilità.

Ed infine si vuol ridefinire il sistema informativo sociosanitario regionale, riconducendo informazioni oggi frammentate in un unico punto di raccolta e dando vita ad un fascicolo elettronico personale.

(4 - segue) ARC/PPD

 " Soprattutto in tempi come questi, di risorse limitate, il margine di miglioramento è legato alla lotta agli sprechi, ad un incremento dell'attenzione alle priorità, alla necessità di fare investimenti guardando al futuro". Così scriveva l'assessore regionale alla Salute e Protezione sociale, Vladimir Kosic, nella premessa al Libro Verde presentato lo scorso febbraio, aggiungendo che occorre tenere " in debita considerazione la sostenibilità complessiva delle scelte" e che " non è più accettabile usare le risorse disponibili (soldi, strutture, personale) senza considerare le conseguenze a lungo termine".

Ecco dunque che garantire maggiore qualità a fronte di un migliore impiego delle risorse è il filo conduttore della Proposta di Piano sanitario e sociosanitario regionale 2010-2012, esaminata oggi dalla Giunta regionale.

Non è con la politica dei tagli che va raggiunto l'equilibrio, ma attraverso nuove modalità organizzative in grado di accrescere l'efficienza del sistema nel suo complesso. Non per conseguire risparmi fine a se stessi, ma per recuperare risorse da reinvestire nel sistema, per migliorare la qualità dei servizi offerti e coprire bisogni ancora inevasi.

Un dato può aiutare a far comprendere quanto la razionalizzazione della spesa sia possibile e dunque debba essere perseguibile. A fronte di un fatturato complessivo pari a 820 milioni di euro, nel 2008 la rete ospedaliera regionale ha rilevato costi per 1.200 milioni di euro, al netto degli ammortamenti delle opere di realizzazione degli ospedali e degli acquisti di allestimenti e tecnologie.

A fronte di pari remunerazione tariffaria, è stato calcolato che strutture private convenzionate sono invece in grado di coprire i costi, inclusi quelli di investimento, realizzando profitto. Pur considerando le innegabili differenze tra pubblico e privato per dimensioni organizzative, mix di produzione e presenza di attività non remunerata (per lo più l'emergenza), il divario fra costi e ricavi nel settore pubblico fa ritenere che vi sia spazio per possibili miglioramenti di efficienza.

In quale modo? La strada indicata dal Piano consiste nell'attuare politiche di integrazione interaziendale. Che si devono tradurre nella condivisione di attività amministrative quali procedure contabili e fiscali, acquisti, gestione di concorsi, sistemi per il trattamento economico e della formazione del personale. E' quel " terziario interno non caratteristico" sul quale i margini di miglioramento appaiono rilevanti, specie se si inizia a ragionare nella logica del " benchmarking" per misurare prodotti, servizi e prassi aziendali.

(5 - fine)

ARC/PPD

Aggiornata il 16 maggio 2013