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Eurostat: il 16% degli italiani non ha i soldi per scaldare adeguatamente la propria abitazione, quasi il doppio della media UE. Salute a rischio per anziani, neonati, malati cronici e disabili

www.quotidianosanita.it

5 gennaio 2018

 

Vivere in una casa fredda oltre che essere disagevole mette anche a rischio la salute. E per gli italiani la situazione sembra peggiorata: nel 2006 in difficoltà a riscaldare la casa era infatti "solo" il 10,4% della popolazione. In Europa dati molto diversi da un Paese all'altro con una media dell’8,7% in progressivo miglioramento dopo il picco negativo nel 2011 con l'11%. La situazione più grave in Bulgaria (39%), seguita da Lituania e Grecia (29%). In Lussemburgo e Finlandia problema quasi inesistente. 

04 GEN - L’8,7% degli europei ha difficoltà economiche a scaldare adeguatamente la propria abitazione. Il dato è stato pubblicato oggi da Eurostat che ha aggiornato la sua indagine periodica su questo indicatore sociale rilevando che, dopo il picco rilevato nel 2011 con l’11%, la situazione è progressivamente migliorata.
 
Non è così per l’Italia che al contrario mostra un incremento notevole della popolazione che non può permettersi un riscaldamento adeguato. Nel 2006, primo anno di rilevazione riportato da Eurostat, gli italiani che denunciavano il problema erano infatti il 10,4% del totale, una percentuale balzata addirittura al 21,3% nel 2012, scesa poi nel 2016, ultimo anno di rilevazione, al 16,1%, che resta comunque un valore quasi doppio rispetto alla media UE (vedi tabella).
 
Ma c’è chi sta peggio di noi: Bulgaria (39%), seguita da Lituania e Grecia (entrambe il 29%), Cipro (24%) e Portogallo (22%). All'altro estremo della scala, con meno del 2% della popolazione gravata da questo problema, Lussemburgo e Finlandia.
 

 
Ma cosa può comportare per la salute vivere in un ambiente non riscaldato in modo adeguato?
 
Intanto va sottolineato che i soggetti più a rischio sono: i cardiopatici, i soggetti affetti da patologie respiratorie croniche, persone anziane e con problemi cognitivi, i neonati, persone che soffrono di altre malattie croniche (diabete, malattie della tiroide, malattie artritiche, dipendenze, patologie psichiatriche) o che assumono sostanze psicotrope o antinfiammatori.
 
Gli anziani sono particolarmente vulnerabili agli effetti delle basse temperature a causa della diminuita risposta del loro sistema di termoregolazione e la ridotta percezione del freddo.
 
I soggetti con deficit fisici e/o psichici (come i malati di Alzheimer) sono più a rischio, perché non sono in grado di gestire correttamente il riscaldamento domestico e di adottare comportamenti adeguati.
 
I Malati cronici sono a rischio in quanto l’improvviso grande freddo, associato ad avverse condizioni metereologiche, può peggiorare condizioni di salute già precarie e, soprattutto, aggravare patologie croniche quali: malattia cardiovascolare, broncopatia cronica ostruttiva, asma bronchiale, diabete e disturbi neurologici (soprattutto se in trattamento con sostanze psicotrope).
 
I Neonati e lattanti sono a rischio in quanto nei primi mesi di vita la termoregolazione corporea è meno efficace ed il rapporto superficie cutanea/massa corporea è elevato (elevata dissipazione di calore). Il neonato è molto vulnerabile alle temperature molto basse e può entrare rapidamente in situazioni di ipotermia; inoltre, i bambini molto piccoli non possono manifestare in modo esplicito il disagio causato dal freddo (non autosufficienza).
 
Pertanto, è consigliabile prestare attenzione alla loro temperatura corporea, verificando che le parti del corpo non si presentino fredde o intorpidite (mani, piedi, volto soprattutto) e, in caso di allarme meteorologico, bisogna evitare di uscire di casa con neonati che abbiano meno di tre mesi. 

Aggiornata il 5 gennaio 2018