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Disattesa la carta europea dei diritti del malato

26 febbraio 2007

Pensiero Scientifico Editore

 

La denuncia. Libertà di scelta, accesso alle cure e rispetto del tempo: tre diritti che i cittadini europei non vedono rispettati, in palese violazione della Carta europea dei diritti del Malato. La denuncia arriva da Cittadinanzattiva - Tribunale dei diritti del malato, che ha condotto un'inchiesta con altre 14 organizzazioni europee.

L'inchiesta. “In queste settimane è ripreso il dibattito sulla Costituzione europea”, ha dichiarato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. “Un buon modo per costruire una cittadinanza forte è quello di promuoverla a partire da un insieme di diritti che possano contribuire alla costruzione di un sentire comune. Il welfare europeo è uno di questi”. A 5 anni dalla promozione e successiva implementazione della Carta europea dei diritti del Malato promossa da Active citizenship network, programma europeo di Cittadinanzattiva, in Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Gran Bretagna viene presentato un rapporto che ne analizza la reale attuazione, individua le nuove necessità e propone azioni di miglioramento. L’analisi qualitativa e quantitativa della situazione, realizzata con organizzazioni civiche di 14 stati membri UE, in collaborazione con la Fondazione per la cittadinanza attiva, colma un significativo vuoto informativo e d’indagine proponendo nuovi indicatori relativi a tutti i 14 diritti elencati nella Carta.

Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia sono state monitorate e classificate attraverso indicatori e dati aggregati raccolti con il metodo dell’Audit civico e studiati appositamente per il rapporto. La negazione della libera scelta, le difficoltà di accesso alle cure, lo scarso rispetto del tempo, si manifestano come un male diffuso in tutti i Paesi monitorati richiamando l’attenzione sul problema della crisi del Modello sociale europeo, che invece voleva la garanzia dell’accesso universale ai servizi sanitari. Nonostante in tutti i paesi esistano leggi che difendono il diritto di accesso alle cure è altrettanto presente in ognuno di essi l’esistenza di gruppi di persone che non godono della copertura sanitaria nazionale o che incontrano ostacoli nell’accedere a cure adeguate con casi di peggioramento a causa del ritardo nel trattamento in quasi tutti i paesi. Si registrano casi di migrazione forzata in altri paesi per ricevere assistenza sanitaria in Danimarca, Grecia e Portogallo e situazioni di mancanza di servizi sanitari per pazienti con malattie rare in Germania, Irlanda, Portogallo e Gran Bretagna. Altro diritto fortemente trascurato riguarda la libera scelta sulla struttura dove essere curati e il medico al quale affidarsi, aspetti questi mai considerati nell’analisi del sistema sanitario e che risulta caratterizzato da forti limiti strutturali ovunque (necessità di ottenere autorizzazioni, differenza fra le tariffe delle cliniche private e degli ospedali pubblici, copertura assicurativa supplementare solo per alcuni ospedali). Ed infine il tempo, fra tutti il diritto meno rispettato in assoluto: situazioni difficili affrontate dai cittadini, scarso riconoscimento legislativo e assenza di qualsiasi forma di controllo e dato ufficiale. Al di là di una diffusa necessità di miglioramento, Belgio e Paesi Bassi sono gli unici a non presentare priorità di azioni classificate come urgenti, mentre Danimarca, Francia e Germania garantiscono un’attenzione medio-alta a tutti i diritti. Italia, Spagna e Grecia sono accomunate da uno scarso livello di attenzione generale: lunghi tempi di attesa, ritardi negli esami e nei trattamenti, poca attenzione alle terapie del dolore. In particolare i tempi di attesa rappresentano una realtà preoccupante in Italia, dove ad esempio per la sostituzione di una protesi dell’anca si può aspettare anche un anno o per un bypass coronarico circa 4 mesi, mentre in paesi come l’Irlanda tali operazioni vengono effettuate immediatamente o al massimo dopo 60 giorni. E’ anche significativo che l’Italia non abbia alcun indicatore classificabile nella fascia di alta attenzione.

Le proposte. Sulla base dei risultati dell’indagine l’Active Citizenship Network ha individuato sette priorità, che disegnano un percorso di azione attento agli aspetti di qualità, ai cambiamenti culturali, alle nuove esigenze nate dall’allargamento dell’UE e alle necessità di approfondire il dibattito sulla liberalizzazione dell’informazione sui farmaci e l’uso delle biotecnologie.

Tra le sette priorità individuate, le tre principali:

1. I diritti dei pazienti devono diventare il punto di vista e lo standard comune per guidare le politiche in campo sanitario. L’interesse generale deve essere il principio guida di tutte le decisioni nell’ambito dei servizi sanitari, tenendo conto della sempre maggiore esigenza di mobilità dei pazienti in tutta Europa.

2. I dati e le informazioni esistenti sulla sanità a livello europeo dovrebbero essere arricchiti con quelli riguardanti i diritti del paziente, utilizzando metodi di raccolta dati che vedano i cittadini fonte diretta dell’informazione.

3. Il finanziamento delle strutture sanitarie da parte dei governi e altri finanziatori deve essere condizionato al successo di queste strutture nel proteggere i diritti dei pazienti. La necessità quindi di identificare standard e indicatori che si caratterizzino come vantaggio competitivo nel mercato dei servizi sanitari.

Bibliografia. Ufficio stampa Cittadinanzattiva - Tribunale dei diritti del malato 2007.

Aggiornata il 16 maggio 2013