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Deficit: sacconi, regioni non saranno lasciate sole

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20 gennaio 2009

«Il commissariamento non è inevitabile, basta fare quello che è già stato fatto in altre Regioni. Non lasceremo da soli quegli amministratori che vorranno fare scelte coraggiose. Non lanceremo il sasso e poi nasconderemo la mano». Parla così il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervenendo oggi a Roma al seminario di Forza Italia dal titolo " Proposte per nuove forme integrative di assistenza sanitaria e socio-sanitaria". «Domani - ha ricordato Sacconi - il tavolo tecnico Stato-Regioni si riunirà per esaminare la situazione di Campania, Sicilia e Molise. Mi auguro che si possano constatare concreti ulteriori miglioramenti. Il caso del Molise era già stato esaminato, ma sta predisponendo alcune proposte» e dunque sarà nuovamente analizzato.

Sacconi è poi tornato sul tema dei fondi sanitari integrativi sottolineando la necessità «di sostenere le libere espressioni della contrattazione collettiva o delle associazioni di categoria per quel che riguarda i fondi integrativi dell'assistenza sanitaria - ha ribadito il ministro -. Ma deve trattarsi di fondi che offrano prestazioni aggiuntive, e non sostitutive, a quelle date dal Servizio sanitario nazionale». L'idea di un servizio sanitario universalistico, ha poi aggiunto Sacconi, «non può basarsi solo sul settore pubblico. Oggi tutte le società hanno problemi a bilanciare i consumi interni. Sostenere le prestazioni sanitarie anche con fondi integrativi può dunque contribuire a liberare reddito e sostenere i consumi, visto che la spesa sanitaria aggiuntiva dei privati raggiunge il 23% della spesa sanitaria totale, e la maggior parte è pagata dagli italiani di tasca propria». I fondi integrativi vanno, secondo il titolare del Welfare, «riorientati, in modo che coprano prestazioni aggiuntive rispetto a quelle del Ssn, e che il cittadino non paghi due volte per lo stesso servizio. Bisogna favorire la contrattazione collettiva e delle associazioni di categoria - ha concluso - perché negozino prestazioni sanitarie in termini di appropriatezza e costi contenuti. Al tempo stesso si operi perché nel Paese non si senta il bisogno di forme sostitutive di sanità». (Ce. Do.)

Aggiornata il 16 maggio 2013